donne chiesa mondo - n. 54 - febbraio 2017

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 ventidue anni abbia insegnato all’università. Ai servizi sociali del mu- nicipio quasi non c’è chi non abbia studiato con lei. Camminiamo per le vie del centro e noto che sono gli ultimi a conoscerla: la fer- mano o si ferma lei e assisto all’immediato immergersi in conversa- zioni personalissime. Intravvedo legami che continuano o che nasco- no, uno dietro l’altro. Gli studi, i titoli, la cattedra? Indispensabili, perché «ai poveri si deve dare il meglio». Cita volentieri le parole ri- voluzionarie del cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo volentieri sorvola, quasi a non infierire sulla reputazione di Palermo e su ragazzi che preferisce guardare negli occhi. Esso però documenta troppe distrazioni e assenze: «Del lavoro svolto alla Guadagna, alla città non importa. Qui hanno rubato tutto quello che potevano ruba- re, anche il cibo del banco alimentare. Hanno vandalizzato porte e finestre, rubato il rame, ma nessuno chiede o interviene». Per quanta positività la religiosa abbia in cuore, si avverte l’esperienza di un’amara solitudine. Anna è pronta a ricordare, però, la consolazione che viene dai poveri, quasi come pegno di un cambiamento possibi- le: «L’unico aiuto che ho avuto nei mesi più drammatici è stato dai detenuti del carcere Pagliarelli. Hanno raccolto 3200 euro, che mi so- no serviti per sistemare una parte del centro che era pericolante: mi hanno detto che grazie al mio lavoro forse i loro figli possono avere un futuro diverso». Duecento i ragazzi coinvolti, ottanta le donne, in una continua moltiplicazione di iniziative e percorsi. E il 23 dicembre scorso quasi un miracolo, che la religiosa attribuisce al non esser mai fermo di don Puglisi in cielo: sindaco e arcivescovo di Palermo insie- me al Centro Arcobaleno 3 P , per inaugurare due campetti da gioco e soprattutto a segnare una svolta, l’impegno di un’intera città per il consolidamento di quanto grazie a lei è sorto. Anticipando quanto Papa Francesco raccomanda in Evangelii gau- dium , suor Anna ha infatti innescato processi, più che occupare spazi. Dà le chiavi del centro e la possibilità di incontrarsi a chiunque di- mostri un anelito al bene: ospita, educa, lascia fare. Non pianifica: gusta ciò che ai giovani, alle donne, ai poveri vien voglia di iniziare. Semmai, aiuta a strutturare: protegge, coltiva, motiva, connette. Così, un’idea cresce, un bisogno trova risposta, qualche progetto dura e si sviluppa: giorno per giorno, da anni. I bambini, al centro della Gua- dagna, furono i primi a entrare. A dire il vero, già scavalcavano pri- ma che suor Anna iniziasse tutto: è grazie a loro che, passando, lei poté vedere nell’inferno il giardino che non c’era. Presto, oltre ai pic- coli, ecco però avvicinarsi gente di ogni età e provenienza: un mira- colo, nel quartiere in cui la criminalità respingeva gli estranei, per te- nere lontana la polizia. Una rivoluzione, in strade che i palermitani del centro mai avrebbero percorso. Vengono non solo a prendere, ma sempre di più a dare, perché è naturale: se ciò che era di nessuno di- venta comune — accessibile, bello, autentico — allora si sente di ap- partenere. Sorge la responsabilità, un senso di partecipazione, in cui nessuno è passivo destinatario, o eterno assistito. Lascio che Anna racconti ed è un fiume in piena. Capisco che la sua non è un’avventura personale, ma una storia di Chiesa poco co- nosciuta nella stessa Palermo. Lei vive poveramente con alcune con- sorelle, ha quattro lauree, ma nessuna boria accademica, sebbene per Letizia Battaglia «La bambina con il pallone» (Palermo, 1980)

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