donne chiesa mondo - n. 54 - febbraio 2017

DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 la Croce, Teresa d’Avila, Teresa di Gesù Bambino e ne parla volentie- ri: le brilla negli occhi un anelito contemplativo che ha investito pri- ma di tutto i suoi beni. La casa di famiglia al mare, per esempio, uti- lizzata per portare in vacanza i poveri: una bambina rom le chiese se fosse il palazzo di una regina. E lei racconta che immediatamente, su quella spiaggia, capì: «La casa di una regina, certo!», da cui la com- pleta ridestinazione dell’immobile e l’aggiunta a PRO moción VI da DE - rechos del titolo Regina della pace. Anna, senza clamore, vede Dio, l’azione dello Spirito, il grande mistero, nei processi di cui è protago- nista e testimone. Il tratto più impressionante, in questo senso, è che di niente parla come se fosse suo: ogni luogo, ogni progetto, nei suoi pensieri, sono da lasciare prima possibile, non appena in grado di camminare con le proprie gambe. Si tratta — è chiaro — non di beni, ma di persone, di figli che la madre vede già crescere e spera forti, disposti a partire. Come il Gesù dei vangeli, itinerante, così suor An- na, assistente sociale missionaria, procede, va, vibra intuizioni nuove: non la fermano né minacce, né applausi. Tante porte fin qui aperte, evidentemente, sono il frutto di una vita rimasta aperta. nessere che struttura la vita. Come sostiene la palermitana Mariella Pasinati, «spesso si tratta non di tessere ex novo , ma di rammendare ferite aperte da pratiche scriteriate e da scelte sconsiderate, rinsaldan- do legami e senso di comunità. Un’arte di ricomposizione della tra- ma umana in cui dall’alba dei tempi si sono distinte le donne». Cer- to, da grande suora, Anna Alonzo fugge le luci della ribalta e chiede che sul giornale si scriva del Centro Arcobaleno, della Guadagna, dei poveri che si riscattano, non di lei. Eppure avverto che contano il suo nome, le circostanze, i fatti, per narrare la plausibilità di una Chiesa sottotraccia, in cui si manifesta l’efficacia della misericordia. Lei dice «provvidenza», con semplicità, per raccontare il suo Dio: pur lavorando da mattina a sera, tutto fa dipendere da lui, senza fal- se umiltà; PRO . VI . DE . è la sigla con cui ha battezzato l’associazione di volontariato che sostiene i suoi progetti: paradossale congiunzione di cielo e terra, fede e maniche rimboccate, attesa e impegno. Si può pensare, infatti, che un’assistente sociale missionaria sia assorbita a ogni ora del giorno e magari della notte dal fare. Per certi versi è co- sì. Eppure in sua presenza si avverte una grazia, la vertiginosa pro- fondità su cui tutto è come lucidamente sospeso. Ama Giovanni del-

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