donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 alcune zone del paese. La cosa veramente grave di questa situazione è il senso di impunità che accompagna la recezione della cronaca di questi orrori. Se c’è un tentativo di cambiare le leggi per renderle più dure, dobbiamo però aver presente che non si può cambiare la socie- tà con le sole disposizioni normative: la maggior parte delle persone è convinta che la colpa sia delle donne che provocano gli uomini, che in fondo le vere responsabili siano loro, che le vittime di questi episodi siano donne “cattive”, colpevoli per il loro atteggiamento. In tutte le sue forme la misoginia viene così minimizzata e banalizzata. È questo che si impara a casa e nella società. Ed è questo che deve cambiare. La Chiesa può fare qualcosa? Da decenni lavoriamo senza sosta per l’emancipazione delle bam- bine e per migliorare la dignità delle donne, attraverso i nostri apo- stolati educativi, sanitari e sociali: solo quando i bambini e le bambi- ne saranno trattati allo stesso modo in casa propria, saremo in grado davvero di aggredire alla radice il nodo della misoginia e della vio- lenza. Dobbiamo lavorare tutti insieme, a ogni livello. Ora, ad esem- pio, stiamo mettendo a punto un protocollo sul comportamento delle persone che lavorano nella Chiesa, nelle parrocchie, siano esse reli- giosi o laici. Del resto, abbiamo il modello delle congregazioni fem- minili che nel nostro paese stanno facendo veramente tantissimo per aiutare le donne brutalizzate, violentate, schiavizzate, impoverite. La canonizzazione di madre Teresa, che lei ha indicato come riferimento insieme a san Francesco Saverio ha significato anche in questo senso? Certo. La canonizzazione di madre Teresa è stata una fonte di gioia enorme: lei è veramente un esempio di cristianesimo. È un do- no dell’India al mondo, al mondo cristiano ma anche al mondo seco- lare. Era amata e seguita da tutti, senza distinzioni alcune: persino gli atei la amavano con grande intensità. È stata veramente un mo- dello di compassione e di amore appassionato verso i più poveri e gli emarginati in genere. Una vita, la sua, vissuta all’insegna della mise- ricordia. Ogni singolo minuto di ogni singolo giorno della sua esi- stenza è stato un inno della misericordia. La canonizzazione di ma- dre Teresa è così una chiamata concreta. È un modello per tutti, in ogni campo. A questo proposito, c’è qualcosa che noi donne occidentali potremmo imparare dalle donne indiane? Una certa gentilezza, direi. Alcune donne occidentali lottano per i diritti in un modo molto maschile, e credo che questo sia sbagliato. Il cardinale arcivescovo metropolita di Bombay (India), è nato nella metropoli indiana — ora Mumbai — il 24 dicembre 1944. È originario della parrocchia di San Michele a Mahim, dove è cresciuto ed è stato ordinato sacerdote il 20 dicembre 1970. Dal 1982 al 1986 è stato segretario dell’arcivescovo di Bombay e, fino al 1997, cancelliere e vicario giudiziale. Ha insegnato in vari centri scolastici e ha contribuito all’istituzione dei tribunali matrimoniali in diverse diocesi indiane. Il 28 giugno 1997 è stato eletto vescovo titolare di Bladia e nominato ausiliare dell’arcivescovo di Bombay. Il 16 settembre successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale, scegliendo come motto Riconciliare tutto in Cristo . Da ausiliare è stato incaricato di seguire zone di Bombay particolarmente povere. In quel periodo è stato anche vicario episcopale per l’apostolato della famiglia. Nominato arcivescovo di Agra nel 2000, venne promosso alla sede arcivescovile di Bombay sei anni dopo. Nella Conferenza episcopale indiana ha ricoperto numerosi incarichi, specie in ambito giuridico e delle comunicazioni sociali. Il 13 aprile 2013 Papa Francesco lo ha nominato membro del gruppo di cardinali che lo consiglia nel governo della Chiesa universale e studia un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus . Oswald Gracias

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