donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 ancora, come immaginare la prova vissuta da Maria durante i trent’anni di vita nascosta di Gesù, che sembrano annullare tutto ciò che lei aveva sentito profetizzare di suo figlio? E durante quel lungo periodo Maria non sperimenta forse il mistero della kènosis di Gesù così come l’esplicita l’inno nella lettera ai Filippesi ? E ancor di più quando questa kènosis culmina sul Golgota. Dovremmo credere che la madre sia stata risparmiata dallo sconforto del figlio: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?»? Il fatto è che Maria resta presente, fi- no alla fine. Stabat mater . Rimane lì tutta la notte, nella prova della contraddizione, «mettendo insieme» (secondo il significato stesso della parola greca symbàllousa in Luca 2, 19) l’evidenza del fallimento assoluto e la fiducia senza parole nel fatto che Dio salva, anche in quella perdita. Questa è la fede del «cuore assennato» di Maria, secondo l’espres- sione di Proverbi 14, 33, che è anche il cuore che Salomone chiedeva a Dio nella sua preghiera ( 1 Re 3, 9). Ed è da questo cuore — che ascolta e serba, che aderisce al disegno nascosto di Dio nel bel mez- zo delle tenebre che sembrano smentirlo — che Gesù è generato. Ed è a questa fede che Maria genera la Chiesa: fede coraggiosa, resisten- te, che affronta il crollo di tutte le immagini idolatriche di Dio che la croce contraddice e denuncia. Così, vivendo e generando da questa fede, Maria di Nazaret trascende completamente il modello di fem- minilità al quale troppo spesso la si è voluta assegnare. È in questa donna, associata all’opera divina della ricreazione dell’umanità, come la cantava sant’Anselmo, che l’intera Chiesa è invitata a riconoscersi maternamente generata, per portare nel presente oscuro in cui vivia- mo la testimonianza della vittoria del risorto, a dispetto di tutte le prove contrarie. suo popolo, insegnandogli che è quella la via maestra, l’arma della vera potenza, che confonde e sconfigge i superbi. Le parole del Ma- gnificat , che celebrano il Dio che «ha rovesciato i potenti dai troni», lo esprimono bene. Verus Israel Maria lo è più che mai, come «colei che ascolta». An- che in questo, compie, ossia porta alla sua pienezza, il compito affi- dato al popolo dell’alleanza nello shema Israel (cfr. Deuteronomio 6, 4), lei che sa percepire la voce di «fine silenzio» dell’angelo dell’Annun- ciazione. Ed è proprio su questo “ascolto” che Gesù pone l’accento per rettificare la beatitudine che esalta il ventre che l’ha portato. Ora, ascoltare è anche serbare la parola ricevuta, come fa Maria in Luca 2, 19 e 51, adempiendo all’ingiunzione che definisce ugualmente la vo- cazione d’Israele nella tradizione deuteronomica. E infine ascoltare e serbare è credere , cosa di cui Elisabetta rende merito a Maria: «beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» ( Lu- ca 1, 45). È proprio su questo credere che il vangelo di Luca pone l’accento in due occasioni. Un credere che dobbiamo interrogare e contemplare, chiedendoci come Maria ha creduto al giusto. Non bi- sognerebbe di fatto eludere la domanda con il pretesto che, in quan- to Madre di Dio, concepita senza peccato, sarebbe vissuta con una lungimiranza che le avrebbe risparmiato l’oscurità della fede e che al- la fine l’avrebbe dispensata dal credere. Ma non è così che i vangeli È da un cuore che ascolta, serba e aderisce al disegno nascosto di Dio che Gesù è generato Ed è a questa fede che Maria genera la Chiesa la rievocano. Al contrario, fin dall’Annunciazione che suscita la sua domanda «come è possibile?», la sua vita è costellata da stupore. Il racconto della natività in Luca la descrive mentre serba nel suo cuore il ricordo di realtà alquanto sconcertanti. Come si può pensare che le parole di Simeone, durante la presentazione del bambino al tempio, non abbiano suscitato la sua perplessità? Perplessità espressa chiara- mente nell’episodio in cui Gesù, adolescente, resta nel tempio, men- tre i suoi genitori sono ripartiti. Il «figlio, perché ci hai fatto così?» non viene affatto chiarito dall’enigmatica risposta di Gesù, che dice di doversi occupare delle cose del Padre suo. Il testo commenta so- briamente che Maria «serbava tutte queste cose nel suo cuore». E Carlo Crivelli, «Pietà» (particolare, 1476)

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