donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017
DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 T utti sanno che la Vergine Maria è associata, nel cuore della Chiesa, a un’immensa tradizione spirituale che medita la sua figura, canta la grazia della sua persona, celebra la sua partecipazione all’opera di salvezza, trova sostegno nel suo accompagnamento materno. Le figure più insigni della storia cristiana affiancano i credenti più umili in una uguale fiducia e pietà filiali verso colei che il concilio di Efeso di- chiarò solennemente theotòkos . Tuttavia, senza sminuire questa realtà che è parte integrante del patrimonio cristiano, non è improprio tor- nare un po’ alla fonte della fede e della pietà, ossia alla testimonian- za delle Scritture. Si sa che, per la sua sobrietà, tale testimonianza contrasta incredibilmente con la sovrabbondanza, o meglio l’esube- ranza, della teologia e della pietà mariane. Il fatto è che la presenza di Maria nel racconto evangelico è parsimoniosa e discreta. Si tratta di un paradosso evidente che sarebbe un peccato trascurare e non in- terrogare. Si potrebbe forse giungere a una maggiore conoscenza di Maria. E si potrebbe anche riuscire a superare il disagio che alcuni cristiani provano oggi rispetto a una certa spiritualità mariana. In realtà l’esaltazione della Vergine Maria è ben lungi dal proteggere dalla misoginia. Prova ne sono i tanti discorsi che contrappongono Eva — debole e tentatrice, che rappresenta la donna di sempre — alla Vergine pura e santa, costituita a modello di una femminilità fatta di obbedienza, di servizio e di annullamento, modello di cui gli uomini hanno largamente abusato. Ricordiamo brevemente alcuni elementi dei documenti scritturali. È un dato di fatto che i vangeli di Luca e di Giovanni menzionano Maria in due punti decisivi del racconto evangelico. Maria viene pre- sentata fin dall’inizio in Luca, nell’Annunciazione e nella Visitazione, e in Giovanni , all’avvio del ministero pubblico, con le nozze di Cana. È poi menzionata di nuovo nel momento finale della passione, quan- do in Giovanni 19, 25-27 sono riportate le parole di Gesù che conse- gnano l’apostolo Giovanni nelle mani di Maria e affidano Maria a Giovanni. L’inatteso appellativo, nel quarto vangelo, della madre di Gesù come «donna» ( gynè ) sottolinea la posta in gioco teologica at- tribuita qui alla sua presenza. Dopo la resurrezione, il libro degli Atti degli apostoli indica la sua presenza nella camera alta, dove avviene l’effusione dello Spirito santo. Ma, al di là di questi riferimenti, il corpus mariano non è fatto che di brevi menzioni, messe in bocca ad avversari che intendono screditare Gesù facendo notare che è solo «il figlio di Maria» ( Matteo 13, 55 e paralleli). A ciò si aggiunge l’episo- dio in cui Gesù reagisce alla domanda di sua madre e dei suoi «fra- telli» venuti a parlargli: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» ( Matteo 12, 46-50 e paralleli). La sua risposta, solitamente considerata «Annunciazione» Vittorio Corcos (1904)
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