donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 22 DONNE CHIESA MONDO 23 F OCUS di L INDA G HISONI N ell’ambito della recente riforma del processo matrimoniale canonico è stata introdotta un’innovazione, ad oggi scarsamente commentata, contenuta nel canone 1673 § 1, mediante cui Papa Francesco ha eleva- to a due il numero di giudici laici che possono concorrere a formare un collegio giudicante di tre. Nessuna limitazione è indicata riguardo i due laici, i quali possono essere indistintamente uomini e donne. Una siffatta disposizione rinvia necessariamente alla questione ine- rente la potestà nella Chiesa e il suo esercizio da parte non solo di chierici, ma anche di laici. Che donne e uomini battezzati, benché non ordinati, siano abili a cooperare all’esercizio della potestà di giu- risdizione, è espressamente indicato tra le norme generali del Codex iuris canonici (cfr. canone 219 § 2). Il motuproprio Mitis iudex domi- nus Iesus del 7 settembre 2015, sopra citato, stabilendo che addirittura la maggioranza del collegio giudicante può essere costituita da laici, fa cadere l’argomentazione di coloro i quali sostenevano che la pote- stà esercitata dal laico fosse efficace solo in forza di una decisione La potestà di governo la fosse una finalità precisa di ragazze determinate a costituire prima di tutto prove e deposizioni utili davanti ai giudici. E tanta pubblici- tà non destava scandalo: negli orizzonti mentali di clero e fedeli il sesso dopo la promessa continuava a essere non approvato ma alme- no accettato, perché consumato non per il piacere o per indifferenza verso la morale cattolica, ma per raggiungere finalmente il «retto fine del matrimonio». Il ricorso al tribunale apriva così la via giudiziaria alle nozze. E poiché l’assenza dello scandalo non rendeva necessaria una punizione esemplare, poteva avviarsi una trattativa paziente e delicata, i cui ne- goziatori — il parroco nella prima tappa e poi i giudici — svolgevano una funzione determinante come meccanismi di pacificazione e di ar- bitraggio. Convocavano, interrogavano, persuadevano mostrando ca- pacità di accoglienza e di mediazione infinite. Vittime di un inganno e loro artefici, innocenti e complici, le donne chiedevano ai giudici riparo e tolleranza, e ottenevano protezione, risarcimento, reintegra- zione di un’onorabilità vacillante. Ma i tempi cambiano, e la fine del potere temporale del Papa por- tò con sé l’estinzione dei tribunali ecclesiastici e l’affermazione defi- nitiva della legislazione civile sulle questioni matrimoniali; diede spa- zio e autorevolezza ad altre istituzioni — lo stato nazionale, i partiti politici, le ideologie — che si proposero di affermare e diffondere una morale sessuale diversa e lontana da quella cattolica. Pressata da nuovi competitori, la Chiesa scelse di rispondere irrigi- dendo i propri precetti, chiudendo gli spazi di contrattazione, elabo- rando un modello di virtù femminili che esaltava verginità e purezza e chiedeva alle donne di difendere un’illibatezza tutta fisica anche a costo della vita, come Maria Goretti. Il canone 1017 del nuovo Codex iuris canonici promulgato nel 1917 stabilì esplicitamente che la promes- sa di matrimonio non dà il diritto di reclamare la conclusione delle nozze. E i suoi interpreti più rigorosi sostenevano che in nessun caso sia lecito un intervento monitorio, del confessore in foro interno o di istituzioni ecclesiastiche in foro esterno, per convincere alla celebra- zione del matrimonio. Era il più convinto riconoscimento della re- sponsabilità individuale, ma era anche la concorrenza con i nuovi soggetti istituzionali nella difesa del primato sulla morale sessuale e familiare. Non per questo la castità prese a regolare i rapporti tra i fidanzati. Ma la trattativa sull’unione carnale diventò tutta privata, si svolse nel segreto, minaccia concreta di un disonore ormai irrecuperabile: da- vanti al ricatto tutto maschile sulla «prova d’amore» ormai compro- messe e perdenti saranno le donne. E anche molto più sole. A pagina 16 «Osea e Gomer» miniatura tratta dalla Bibbia di Manerius (1185-1195 circa) A pagina 18, Marc Chagall «La sposa a due facce» (1927) A pagina 21 Fernando Botero «Il matrimonio Arnolfini»

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