donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 moniali e in genere sui comportamenti sessuali. Si faceva appello a poteri antichi, mai definitivamente superati: quelli che a partire dal medioevo attribuivano alla relazione sessuale che seguiva la promessa un valore fondativo del legame coniugale, e che facevano dell’evasio- ne all’impegno così acquisito un crimine da perseguire non con una causa civile ma con un procedimento penale. Rientrava così in gioco un’altra delle caratteristiche della formazio- ne del matrimonio tridentino, la pubblicità: questa volta non delle nozze ma dell’unione sessuale. Davanti ai giudici non potevano ba- stare il racconto di giovani deflorate o la testimonianza dei parenti più stretti e più interessati al ripristino dell’onore familiare. Ed ecco dunque ragazze che si erano lasciate prendere negli angoli bui delle città informare dell’accaduto i conoscenti incontrati sulla via di casa, fanciulle sedotte in abitazioni momentaneamente deserte precipitarsi a mostrare ai vicini le camicie con i segni dello sverginamento: gli in- cartamenti conservati negli archivi dei tribunali ecclesiastici sono pie- ni di storie che mostrano come la diffusione della notizia della copu- sistito nella richiesta di incontri sessuali e lei aveva inteso tanta insi- stenza come una prova, una garanzia della fondatezza della promes- sa; lui aveva continuato a sentirsi libero per ogni ripensamento — pronto semmai ad accusare lei di una eccessiva disponibilità — e lei si era concessa forse consapevole di forzare ipotesi astratte, accordi solo ventilati, amministratrice accorta di una risorsa, la sessualità, che po- teva rappresentare la garanzia dell’esito matrimoniale. Era a questo punto che il diritto canonico, gli apparati giudiziari e le gerarchie ecclesiastiche entravano in scena da comprimari, con po- teri decisivi. Aut nubat, aut dotet, aut ad triremes tuonava la norma che guidava tutti nell’intervento sui conflitti matrimoniali: il promesso sposo che aveva convinto la fanciulla alla congiunzione carnale sa- rebbe stato costretto a sposarla oppure a fornirle una dote, altrimenti sarebbe stato condannato alla galera. La rappresentazione dei sessi propria della politica ecclesiastica ap- pare lineare, univoca: maschi seduttori che approfittavano della fidu- cia e della debolezza femminile, donne ingenue che si concedevano passivamente confidando nell’esito matrimoniale della copula. Naturalmente tutti sapevano che spesso le cose non stavano così. Già nel corso del Settecento vescovi e cardinali lamentavano «gli abusi delle donne», la troppa «facilità di queste nel lasciarsi sedurre nella speranza del conseguimento della dote, o del matrimonio», for- Prima del concilio di Trento tutto si fondava sugli sponsali cioè sullo scambio della promessa Fu il Tridentino a imporre che il consenso dovesse essere scambiato davanti al parroco e ai testimoni società che le considera poco più di un bene materiale. Succede però che tanti genitori, obbedendo a tradizioni tribali, decidano di venderle per grandi somme di denaro. Di recente, l’Institute of War and Peace Reporting (Iwpr) ha condotto uno studio tra genitori e anziani dei consigli tribali nelle province di Balkh, Faryab e Jawzan da cui è emerso che nelle loro comunità la maggior parte delle bambine si sposa tra i 9 e i 14 anni, nonostante che per una donna in Afghanistan l’età minima per contrarre matrimonio sia di 16 anni. La direttrice del dipartimento per gli affari femminili di Balkh ha dichiarato che «ogni giorno si registra un nuovo caso di matrimonio infantile forzato». L’Iwpr ha rivelato che «le autorità locali ammettono di non essere in grado di impedire il fenomeno», che non solo viola i diritti dei bambini, ma apre la strada verso la violenza contro le donne. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, la gravidanza tra le minori comporta anche gravi rischi e pericolo di morte durante il parto. nendo immagini ben più articolate rispetto agli stereotipi della preva- ricazione maschile e della pudicizia femminile. Ma la politica della Chiesa non cambiava, non si modificava l’uso che clero e fedeli face- vano del diritto e delle sue smagliature. Il favor matrimonii era lo spi- rito che aleggiava su ogni intervento delle istituzioni ecclesiastiche: la priorità — soprattutto una volta accertata l’unione carnale — era con- cludere, accelerare al massimo i tempi delle nozze. Così, se le pres- sioni della parentela non erano state sufficienti a convincere seduttori recalcitranti, le donne e le loro famiglie ricorrevano ai tribunali eccle- siastici, le magistrature deputate a sovrintendere sulle dispute matri- >> 19

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