donne chiesa mondo - n. 52 - dicembre 2016
DONNE CHIESA MONDO 28 DONNE CHIESA MONDO 29 pegnato in operazioni belliche su vasta scala. Nella penisola italiana per mantenere un avam- posto di romanità contro franchi e longobardi; poi a oriente contro le popolazioni seminomadi provenienti dalle steppe asiatiche e prementi sui Balcani: poco più tardi, infine, per fronteggiare l’espansionismo arabo a mezzogiorno e a occi- dente. Una condizione insomma di guerra per- manente, per sostenere la quale le sue armate avevano bisogno come poche altre della prote- zione divina. Bisanzio aveva bisogno di santi guerrieri. Ma come trovarne nella tradizione cristiana, di una religione predicatrice per eccellenza della mansuetudine e dell’amore, sorta in antitesi a qualunque violenza? Non era facile; sia permes- so esprimerci così alla buona: bisognava lavora- re d’immaginazione, integrare la realtà con le ri- sorse della metafora e della simbologia. La vi- cenda di santa Barbara era in certo senso fatta apposta, né d’altro canto poteva considerarsi un ostacolo che si trattasse di una donna. Non era- no forse i cristiani usi da sempre a invocare nei pericoli la Vergine Maria, a richiedere l’aiuto della Madre di Dio? Il cristianesimo non era certo una religione estranea e tanto meno ostile alla dimensione femminile. La conversione di Barbara era avvenuta in una torre — nella iconografia questo sarà infatti il suo principale simbolo — cioè nell’elemento forse più tipico delle fortificazioni e quindi de- gli assedi, emblema classico della capacità di re- sistere, di tenere, di far fronte anche contro una moltitudine soverchiante. Non era poi forse in- vocata come turris eburnea , turris Davidica anche la Vergine santa? Come se non bastasse, a Bar- bara il Signore aveva manifestato il suo favore con il fulmine che incendia e mette a fuoco. Eb- bene, non dovevano forse le flotte bizantine tante loro vittorie proprio al fuoco greco, a quella miscela di pece e zolfo, nota solo a loro, che mandava in fiamme le navi nemiche? Dunque le costruzioni di difesa, il lavoro con il piccone e alle prese con tutto ciò che avvam- pa e arde, che scoppia repentinamente e altret- tanto repentinamente uccide; infine la guerra sul mare: la santità di Barbara aveva trovato i suoi carismi e i suoi devoti. I minatori, i genieri, i vigili del fuoco, i marinai imbarcati sulle navi da guerra il cui locale più pericoloso, quello do- ve sono stivati le munizioni e gli esplosivi, an- cora oggi si chiama santabarbara, a implicita in- vocazione di una sempre opportuna protezione celeste. Ma come la storia l’aveva inizialmente così aiutata, la storia stessa era destinata a giocare a Barbara un brutto tiro. I tempi cambiano si sa, e con l’avanzare del Novecento e l’affermarsi dell’universale ostilità ufficiale verso la guerra — notoriamente la pratica è un po’ diversa... — per i santi guerrieri come lei le cose si sono fatte sempre più difficili. Nel 1969, a motivo delle sue origini alquanto dubbie, essa venne dunque ri- mossa dal Calendario romano, anche se non dalla lista dei santi. Perciò, nel momento in cui un brutto fumo dovesse invadervi la camera da letto, un pensierino a santa Barbara rivolgetelo pure, date retta. Sono sicuro che male non fa. Ernesto Galli della Loggia Storico ed editorialista del «Corriere della Sera», non si è mai occupato né di donne né di sante. Molti i suoi libri, tra cui L’identità italiana (il Mulino, 2010); l’ulti- mo, Credere vivere tradire (il Mulino, 2016), è la storia, in parte autobiografica, di cin- quant’anni di vita politica. NELL ’ ANTICO TESTAMENTO Donne in un contesto patriarcale di M ANLIO S IMONETTI
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