donne chiesa mondo - n. 52 - dicembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 cettare da questi disgraziati rivolgendosi loro in italiano, con dolcez- za, e mostrando con semplicità e pazienza sincero interesse per le lo- ro anime. Per molti minatori o carcerati la voce delle suore e il loro sorriso costituivano il primo contatto umano dopo mesi di umiliazio- ni e fatiche, di isolamento e di disperazione. Il loro scopo era di dare dignità e speranza anche a quelle frange di disperati per i quali l’emigrazione era stata un fallimento. In alcuni casi, le cabriniane riuscirono anche a ottenere la revisio- ne di processi con esito favorevole ai condannati, penalizzati dall’ignoranza della lingua inglese che non permetteva loro di difen- dersi. Per aprire una scuola, un orfanotrofio, un ospedale, destinati agli immigrati, madre Cabrini sceglieva sempre luoghi belli, edifici spa- ziosi e luminosi, possibilmente circondati da ampi spazi verdi. Così gli ultimi diventavano i primi. Ma voleva anche in questo modo dis- sipare le voci negative che gravavano sulla comunità italiana, renden- dola poco accetta e poco stimata dagli altri gruppi etnici, soprattutto gli irlandesi. Gli edifici belli, lo stile con il quale apparecchiava le fe- ste di inaugurazione, alle quali le autorità religiose e laiche erano in- vitate, ad assaggiare specialità italiane e ad ascoltare musica lirica, contribuirono non solo a rafforzare la sua fama di donna imprenditri- ce di valore, ma anche a migliorare l’immagine degli italiani. Spesso nel preparare gli edifici alla nuova destinazione assistenzia- le dovette combattere con interi quartieri, che non volevano che un insediamento dedicato ai migranti italiani abbassasse il valore immo- biliare delle case. A Chicago per costringerla a cambiare idea sabota- rono l’ospedale in costruzione, ma Francesca non rinunciò al suo progetto, anzi, decise di far entrare subito i malati: «Non credo che i nostri nemici vogliano arrivare al punto di arrostire vivi i malati». E i fatti le diedero ragione. A Seattle vinse tutte le difficoltà che le furo- no frapposte e riuscì a trasformare un hotel di lusso in un bellissimo ospedale. I movimenti migratori, che ai tempi di madre Cabrini riguardava- no soprattutto gli europei più poveri che si recavano nelle Americhe, coinvolgono oggi tutti i paesi del Terzo mondo, e l’Europa, da base di partenza, è divenuta terra di arrivo. Ma Francesca Cabrini aveva già colto nel migrante l’uomo nuovo: senza radici, senza più apparte- nenze religiose o di patria, egli si deve costruire la propria identità e la propria vita. L’emigrazione è diventata il problema del nostro tem- po, e proprio per questo la santa morta quasi cento anni fa, nel 1917 a Chicago, è oggi più attuale e più importante che mai. matrimoni in chiesa e il ritorno alla pratica della religione cattolica. Gli immigrati in difficoltà sapevano che si potevano mettere in con- tatto con il convento per sollecitarne l’aiuto, sapevano che le suore avrebbero aiutato i disoccupati a trovare un lavoro, ricoverato i bam- bini senza famiglia e assicurato l’assistenza legale alle famiglie povere che ne avevano necessità. Se necessario, aiutavano anche coloro che desideravano rimpatriare. Presso ogni istituto vi era una segreteria per aiutare gli immigrati a scrivere a casa, a sbrigare le pratiche buro- cratiche, a tenere i contatti con le istituzioni del paese d’origine. Le modalità di intervento cambiavano a seconda delle necessità e delle caratteristiche del luogo di insediamento. A New Orleans ad esem- pio, dove un brutto episodio di violenza aveva generato un’ondata di spirito anti-italiano, la madre riuscì a recuperare la stima e l’ammira- zione dei cittadini appassionati di musica facendo cantare Verdi du- rante una processione. La sua strategia prevedeva di usare l’italiano con gli immigrati: in italiano erano i servizi religiosi e le rappresentazioni teatrali delle scuole, così come italiano era il personale degli ospedali e in parte l’insegnamento nelle scuole. Ma sua costante preoccupazione fu quella di garantire in ogni scuola un buon insegnamento nella lingua locale per favorire l’inserimento. Per aprire una scuola, un orfanotrofio, un ospedale destinati agli immigrati madre Cabrini sceglieva sempre luoghi belli, spaziosi e luminosi Così gli ultimi diventavano i primi ricevono protezione, supporto medico, legale e psicosociale, durante un soggiorno che può durare diverse settimane, se non mesi. Donne in Vaticano Donne in Vaticano, o semplicemente D.VA, la prima associazione di donne che lavorano nella minuscola città- stato, è stata iscritta nel registro degli Enti civili del Vaticano. Buon lavoro a tutte! Gravidanze in Yucatán Nel circolo tra malattia e povertà, la gravidanza tra le adolescenti rimane una delle principali cause di mortalità materna e infantile nello Yucatán, stando a quanto si legge nel Programma di salute materna e perinatale dei Servizi sanitari dello stato messicano. Le ripercussioni sociali ed economiche del fenomeno sono gravi poiché le ragazze sono costrette ad abbandonare la scuola e hanno meno opportunità di trovare un lavoro dignitoso. Per cercare di limitare le Le religiose si occupavano anche dei carcerati, il gruppo più di- sgraziato degli emigrati italiani: «Era spettacolo commovente vedere cento e più uomini rotti a ogni vizio pendere come fanciulli dalla bocca di un’umile suora, apprendere ciò che forse avevano sempre ignorato, muovere obiezioni e interrogare per comprendere meglio e sapere di più» scrive una cabriniana. Si trattasse di miniere o di carceri, madre Cabrini non ebbe paura di inviare le sue suore — armate solo della loro carità — in luoghi ter- ribili dove poche donne avrebbero osato mettere piede. La veste reli- giosa non sempre costituiva una difesa, ma esse riuscivano a farsi ac- >> 19 >> 12

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