donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 L UCA 21, 20-28 L e parole di Gesù sono suscitate da ciò che lui vede e ode nel tempio. Gesù vede la cosa più normale del mondo, cioè l’ingiustizia spudorata dei ricchi che mettono briciole del loro superfluo nel tesoro del tempio, e ode lo sguardo insipiente di chi si crede garantito dalla magnificenza del tempio. Ma vede anche l’amo- re per Dio e per i poveri di una poverissima ve- dova. Questo ci fa intuire che il discorso di Ge- sù non riguarda un tempo speciale, unico, il tempo della consumazione finale del mondo, ma il tempo della storia, quella in cui viviamo e che è colpita di continuo da guerre e catastrofi. Gesù vede e ode che gli uomini nel benessere non capiscono, e che sempre rischiano di spari- re, inconsapevoli di tutto: del male che hanno fatto, del bene che hanno tralasciato di fare. Proprio come ai tempi di Noè, e di Lot, e come ai suoi e ai nostri giorni. Gesù guardava la real- tà con la sapienza delle Scritture sante d’Israele, M EDITAZIONE Per chi sta sempre peggio degli altri a cura delle sorelle di Bose Francesco Hayez, «La distruzione del tempio di Gerusalemme» (1867, particolare) A pagina 40, mosaico dell’obolo della vedova in Sant’Apollinare Nuovo (Ravenna) Una strada difficile quella che Maria sceglie spinta dalla sua voce... Già ragazza si fa cono- scere come cantante popolare. La sua bellezza, che più sarda non si può e che le frutta il titolo di Miss Sardegna nel 1957, in un primo momen- to non sembra favorire il disegno del destino. La musica sarda infatti è sempre stato un affare di uomini... Nel 1958 Maria Carta attraversa il mare e ap- proda in continente. È la sua prima vittoria. La più importante. Deve vincere l’incubo di non essere capita, cioè che la lingua sarda non sia adatta a comunicare fuori dall’isola. Il resto è già tutto scritto nel suo carattere. Studia, come non ha mai fatto, seguendo l’insegnamento di Diego Carpitella, direttore del Centro studi di musica popolare. Nel 1971, dopo due album in collaborazione con il grande musicologo sardo Gavino Gabriel, la Rai manda in onda un sofi- sticato documentario guidato dalla famosa voce di Riccardo Cucciolla intitolato semplicemente Incontro con Maria Carta. La partecipazione a Canzonissima nel 1974 dove impone la sua straordinaria presenza va insieme all’uscita dell’album Delirio in cui può vantare una intro- duzione di Giuseppe Dessì, famoso scrittore sardo che ha vinto qualche anno prima il Pre- mio Strega con Paese d’ombre : «Il suo bel viso, la fierezza e insieme la grazia del suo portamen- to, più che un simbolo, sono una personifica- zione di quella Sardegna intangibile e indomita che ho sempre amato. Quando la sua voce cal- da e potente si alza e riempie lo spazio, si apro- no infiniti orizzonti che scendono nella storia. Dopo aver conosciuto Maria Carta, ancora una volta affermo che i soli grandi uomini della Sar- degna sono le nostre donne». Maria sa bene come sono fatte le donne sar- de: proprio in quegli anni rifiuta l’offerta dei Taviani di fare la parte della madre nella versio- ne cinematografica di Padre padrone, perché nel copione non ha ritrovato il carattere di una «ve- ra madre sarda». Un’interpretazione che non andrà perduta quando decide di prestare il suo volto alla signora Antolini, madre di Vito Cor- leone nel Padrino II di Francis Ford Coppola. In teatro aveva debuttato nella Medea di Franco Enriquez. Nel cinema il suo volto arcaico si im- pone in molti film fra cui il Gesù di Zeffirelli e Cadaveri eccellenti di Rosi. Si arriva così al passaggio cruciale quando le difficoltà della vita, travagliata da morti e sepa- razioni, la colpiscono nel profondo del suo cor- po. Perde l’amore e contemporaneamente la vo- ce. Arriva il cancro senza speranza a completare l’opera. Ma riesce a ritrovare se stessa arrivando al punto di partenza, quando rimase straziata a otto anni dopo aver cantato il Dies irae. Nel suo ultimo album del 1993, un anno prima della morte, torna il canto gregoriano e primo fra tut- ti proprio il Dies irae . Alfa e omega.

RkJQdWJsaXNoZXIy