donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016
DONNE CHIESA MONDO 28 DONNE CHIESA MONDO 29 bambini più poveri, ci racconta Edith Stein, al- cuni semplici giocattoli per poi fermarsi a gio- care con loro. In breve tempo tutti la chiamava- no “mamma” e lei era solita ripetere: «Ve l’ho sempre detto, occorre solamente fare felici i poveri!». In Elisabetta, fondatrice di un ospedale per gli ultimi tra i miseri, sembrano convivere, se- condo la Stein, una naturale «spontaneità» e «una lotta impietosa contro il proprio tempera- mento»: in altre parole «l’amabile santa della felicità più fresca, così seducente per sua pro- pria natura, è nello stesso tempo un’asceta au- stera». Sotto la direzione spirituale di Corrado di Marburg, al quale resterà obbediente fino al- la morte, a poco a poco Elisabetta impara a do- minare la propria natura e a temperare, almeno in parte, la volontà. Negli ultimi tre anni della vita resterà nel suo ospedale accanto ai malati e ai poveri occupandosi dei compiti più umili e fermandosi fino a tarda notte anche con quelli «troppo deboli e stanchi per poter tornare a ca- sa». Difficile non fare un balzo in avanti nei se- coli per rileggere la preziosa testimonianza di un certo signor Marcan imprigionato nel 1942 a Westerbork con Edith Stein: «Suor Benedetta passava tra le donne come un angelo di conso- lazione, sollevandone alcune, curandone altre. Molte madri — continua il testimone oculare — sembravano cadute in uno stato di prostrazione che sfiorava la follia: restavano là a gemere, co- me inebetite, abbandonando i loro bambini. Suor Benedetta si occupava subito dei bambini più piccoli, li lavava, li pettinava, procurava lo- ro il cibo e le cure necessarie». Sull’obbedienza che la giovane principessa ungherese doveva al suo direttore spirituale è la stessa Edith Stein a rivelarci un particolare im- pressionante: «Su un solo punto non cedette mai completamente: tenere con sé, in più rispet- to al servizio in ospedale, un bambino affetto da una malattia particolarmente orribile ed esse- re la sola a occuparsene». Corrado di Marburg riferirà personalmente a papa Gregorio IX che alla morte di Elisabetta un bambino malato di scabbia «era ancora là, seduto al suo capezza- le». Elisabetta d’Ungheria, «elevata fino a que- st’umanità compiuta — conclude Edith Stein — pura espressione della natura liberata e trasfigu- rata dalla forza della grazia» diventerà santa nel 1235, a soli due anni dalla morte. Ferdinando Cancelli Nato a Torino nel 1969, dopo gli studi classici ha esitato tra lettere, storia e medicina. Diventato medico, ha ottenuto il diploma post-laurea in medicina palliativa all’università Claude Bernard di Lione (Francia) e il perfezionamento in bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dopo aver trascorso un periodo di lavoro come Chef de clinique all’Hôpital de Bellerive (Ginevra), esercita la professione di medico palliativista a Torino per la Fondazione F . A . R . O . onlus. Sposato con Clara dal 1997, ha condiviso con lei il cammino per divenire oblato secolare dell’abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di San Giulio e deve moltissimo alla sua famiglia monastica. Per «donne chiesa mondo» ha scritto la storia di Giuliana di Norwich (novembre 2015). NELL ’ ANTICO TESTAMENTO Giuditta la salvatrice di M ERCEDES N AVARRO P UERTO
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