donne chiesa mondo - n. 51 - novembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 dannarla all’oblio sarebbe stato allora proprio quello che avrebbe do- vuto invece darle fama e memoria. Al momento della sua ordinazione rabbinica, Regina aveva rispo- sto per iscritto a una giornalista che le chiedeva i motivi della sua scelta. «Ma se proprio devo rivelare cosa mi ha guidato come donna a diventare rabbino, mi vengono in mente due punti: la mia fede nel- la chiamata di Dio e il mio amore per la gente. Dio ha posto abilità e chiamate nei nostri cuori, senza distinzioni di genere. Così ciascuno di noi ha il dovere, uomo o donna, di realizzare e operare secondo i doni che Dio ha dato. Guardando la questione in questa prospettiva, si prendono maschio e femmina per quel che sono: esseri umani». Di Regina possediamo una sola fotografia È vestita di scuro, con i capelli coperti, un bel viso e occhi intensi Sembra più una donna ortodossa che la prima rabbina della storia quello di coalizzare le argentine in una reazione unanime nel tentativo di reagire all’ondata di violenza contro le donne. Così, per un’ora, negli uffici, a scuola, nei negozi, nei tribunali e nelle fabbriche, le donne si sono fermate il 19 ottobre per dire basta alla violenza maschilista con uno sciopero lanciato dall’associazione Ni Una Menos (“Nemmeno Una Meno”). In Sudan Cattive notizie: le spese per divise, cartelle, libri, quaderni e penne continuano ad aumentare e le famiglie non sono in grado di sostenerle, soprattutto quelle con più figli in età scolare. Così in Sudan è diventato difficile studiare. Impossibile, poi, se si è femmine: l’impennata dei prezzi costringe infatti i genitori a tenerle a casa. A El Geneina, capitale del West Darfur, si aggiunge il problema degli edifici scolastici andati distrutti nei mesi passati a causa delle forti piogge. Berlino era stata importante. Dopo la sua riscoperta, erano emerse voci e testimonianze che raccontavano del suo carisma, dei suoi ser- moni. Persone che l’avevano vista, conosciuta, e che infine la ricorda- vano. E allora, perché non Baeck, perché non Frankl, uomini di scrittura? Perché questa cancellazione, che ci impedisce anche di sa- pere quale era stato il suo ruolo nel lavorare accanto a Frankl, nel fa- re conferenze organizzate da Baeck? In assenza di testimonianze, possiamo anche ipotizzare che il suo ruolo sia stato importante, più di quanto non si pensi. E quindi che il gas di Auschwitz abbia impe- dito che capacità fondamentali le venissero riconosciute. Una delle ipotesi che possiamo fare per spiegare il silenzio è che ricordarla fosse diventato difficile dopo la Shoah. Che nel gran mare dei caduti, degli annientati, dei dimenticati, la prima rabbina sia an- data perduta. Se fosse sopravvissuta, le cose sarebbero andate diver- samente. Possiamo immaginarcela riprendere le sue funzioni rabbini- che nella Berlino del dopoguerra, restando in Germania come aveva scelto di fare quando le avevano offerto la possibilità di andarsene. L’altra ipotesi è che a condannarla al silenzio sia stato proprio il suo ruolo di rabbina. Che chi l’aveva conosciuta abbia pensato che la Shoah si era portata con sé anche questa strana donna, che aveva vo- luto assumere un ruolo solo maschile, e dimostrare che le donne era- no adatte forse più degli uomini a esercitare questo compito. A con- >> 19

RkJQdWJsaXNoZXIy