donne chiesa mondo - n. 50 - ottobre 2016
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 purim . Il senso della festa è ricordare che Dio salva il suo popolo ri- baltando le sue sorti. Ed è proprio Ester all’origine di questo ribalta- mento. Ester: modello di fede in Dio e di amore per il suo popolo. In una situazione di prepotenza che sembrava inespugnabile, grazie a questa giovane donna, il bene vince il male, la vita rinasce, la gioia rifiorisce sul volto d’Israele. Ester resta nella tradizione ebraica un se- gno vivo di gioia e di speranza. È lei che riporta la voglia di vivere nel cuore di un popolo devastato e stremato, è lei che sa intuire nelle tenebre fitte il bagliore della luce. È lei la piccola sorgente che sgor- ga in terra arida. Ester può essere considerata un paradigma della figura femminile nella Bibbia. Nell’Antico Testamento, nonostante il contesto culturale a esse sfavorevole, le donne non sono invisibili: le madri d’Israele co- me Sara, Rebecca, Rachele; le donne carismatiche come Miriam, De- bora; le donne esemplari come Rut, Ester, Giuditta; insieme a tante altre meno conosciute o anonime, tutte queste donne si presentano interlocutrici di Dio, rivelatrici del suo mistero e collaboratrici nella realizzazione del suo progetto. Soprattutto nei momenti di crisi e d’incertezza, nel tempo in cui bisogna affrontare le sfide più dure, nella situazione in cui si richiede un maggior slancio di speranza, un supplemento di autenticità umana, di radicalità e di eroismo, ecco che Dio agisce per mezzo della donna. La donna emerge nell’Antico Testamento come il luogo dialettico tra la debolezza umana e la for- za divina, la prova autentica di ciò che l’essere umano è capace di fa- re con l’aiuto di Dio. In mezzo alla schiera femminile emerge Maria, la «benedetta fra le donne», la donna umile in cui Dio opera «cose grandi», la più alta manifestazione dell’identità stessa di una donna: essere lo spazio ideale dove Dio manifesta la sua gloria e celebra la sua vittoria di salvezza. Come Ester e più di lei, Maria guarda con ottimismo reali- stico la scena del mondo, vive con speranza gli alti e bassi della sto- ria. Ella si fida di Dio, si fida dell’onnipotente che ha fatto e che continua a fare «grandi cose». Con il suo canto del Magnificat Maria annuncia, testimonia e celebra la vittoria di Dio. Il rovesciamento delle posizioni tra ricchi e poveri, tra potenti e umili, tra forti e de- boli, è segno e manifestazione di questa vittoria escatologica già pre- sente col farsi uomo del figlio di Dio. Il Magnificat di Maria trascen- de la gioia di purim , anticipa l’ exsultet pasquale celebrando un pas- saggio, un definitivo ribaltamento della sorte dell’umanità. Nella sto- ria di Ester e più ancora nel canto di Maria emerge la voce rassicu- rante di Gesù: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fidu- cia; io ho vinto il mondo!» ( Giovanni , 16, 33). cordo con lui. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!» (4, 17r-17t). Rinforzata dalla preghiera si alza e, indossati i sontuosi abiti da regi- na, va ad affrontare il re. Fiduciosa nel Signore e solidale con i suoi connazionali, Ester è pronta a collaborare al progetto divino per cambiare la sorte del suo popolo: «Il suo viso era lieto, come ispirato a benevolenza». Al di là di tanta bellezza, però, sente battere in sé il cuore di una donna semplice e umile, consapevole della propria de- bolezza, impegnata in un’impresa più grande di lei, per cui «il suo cuore era oppresso dalla paura» (5, 1b). È così che la piccola sorgen- te emerge dal nascondimento, scorre con sempre maggior forza e de- cisione, diventa un fiume travolgente. «Che cosa vuoi, Ester, e qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, sarà tua» (5, 3). Il re, mosso da sincero affetto e colpi- to dal gesto coraggioso della sua regina, promette di realizzare ogni suo desiderio. Ester sa agire in modo giusto e al momento giusto, co- sì riesce ad affrontare con saggezza l’emotività del re. Imbandisce ben tre banchetti ai quali invita anche il suo avversario, Aman, che arriva a illudersi di essere entrato nelle grazie del re e della regina. Al terzo banchetto, però, quando la vicenda giunge al culmine del pa- thos, strategicamente Ester rivela al re il meschino complotto di Aman e il suo piano malvagio di sterminare il popolo ebraico. La Nell’Antico Testamento la donna emerge come il luogo dialettico tra la debolezza umana e la forza divina Prova di ciò che l’essere umano è capace di fare con l’aiuto di Dio storia termina con l’impiccagione del ministro perverso su quel palo che proprio lui aveva fatto innalzare per il suo nemico Mardocheo. Il bene trionfa sul male, dunque, il cattivo subisce l’atrocità da lui stes- so preparata per il buono. Il giorno che avrebbe dovuto segnare la fi- ne del popolo di Dio si trasforma così in un giorno di rivalsa. La cattiva sorte è cambiata in buona sorte. L’avvenimento è così importante che per ricordarlo viene istituita una festa, da allora celebrata con gioia lungo i secoli fino a oggi. È la festa di purim , festa del ribaltamento della sorte, fissata per il 15 di Adar. Pur significa “sorte”: è un termine di origine persiana, successi- vamente accolto nella lingua ebraica e trascritto nella forma plurale
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