donne chiesa mondo - n. 50 - ottobre 2016

DONNE CHIESA MONDO 28 DONNE CHIESA MONDO 29 che è certo è che prende tempo. Ma cosa signi- fica questo prendere tempo? Significa non lasciarsi travolgere dal corso stesso del tempo, significa inserire nel tempo li- neare della Storia un tempo diverso, un tempo meditativo alleato al tempo sacro, che ha il po- tere di scompaginare le vicende e le volontà umane. In questo caso, il tempo sacro fa irru- zione nella notte. La ragazza fa un sogno in cui le appare un angelo che le mostra il cammino. Spesso nell’iconografia della santa l’angelo ha con sé la palma del martirio, ma prima che il martirio avvenga accadranno molte cose. Una soprattutto: Orsola prenderà in mano la propria vita, non sarà passiva, non cederà e neppure si limiterà a indietreggiare. Invece, si metterà in movimento, in maniera imprevista e audace. Anche se non è che una donna dalla quale ci si aspetta obbedienza, anzi una ragazza molto gio- vane e rispettosa del padre, vuole difendere la sua fede, quella fede per la quale, come scrive san Paolo ai Galati, “non c’è più uomo né don- na, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. La fede cristiana l’affranca dalla sottomissione femminile. La notte, il sogno, l’angelo non annunciano un evento soprannaturale, ma una decisione: malgrado la sua età, la sua condizione di donna e figlia, Orsola darà prova di tenace indipen- denza e saprà trasmettere questa indipendenza alle sue compagne, ragazze come lei che la so- sterranno nella scelta di non accettare quel ma- trimonio e di andare in pellegrinaggio a Roma. Da qui nasce il suo viaggio: la nave che la tra- sporterà verso lontani lidi è insieme la Chiesa e la sua chiesa, cioè la chiesa che la sua stessa de- cisione sta edificando e contemporaneamente la lontana chiesa di Inghilterra, che si unisce al centro della cristianità attraverso l’inaspettato viaggio a Roma di una ragazza inerme, seguita da altre ragazze inermi e coraggiose come lei. Erano davvero undicimila quelle fanciulle? Forse tale cifra, come sostengono alcuni, è sol- tanto un errore di lettura dell’iscrizione di Colo- nia. Ma ben s’intende che undicimila, questo numero così inimmaginabile e dunque fiabesco, non è che un’amplificazione della forza di Or- sola e del gruppo delle sue seguaci, adatto a en- trare in una leggenda dove la potenza femmini- le ha tanto rilievo. Siano state undici o fiabesca- mente undicimila, certo è che Orsola e il suo seguito sono una comunità femminile in movi- mento, capace di alleare alla fede l’azione. Non meraviglia che nel suo nome Angela Merici ab- bia fondato nel 1535, a Brescia, l’ordine delle or- soline dedicato all’istruzione delle fanciulle, cioè a qualcosa che è l’esatto contrario della passivi- tà, della inconsapevolezza. La santa e le sue compagne viaggiano verso Colonia, poi verso Roma, dove si fanno ascolta- re autorevolmente dal pontefice, poi tornano a Colonia, dove saranno trucidate dai barbari pa- gani. Ma in tutte le opere che la raffigurano, dal reliquiario dipinto alla fine del Quattrocento da Hans Memling come nel meraviglioso ciclo coevo di Carpaccio, spicca la giovanile fermezza con cui questa eroina sfida l’ignoto, il mare, gli aggressori, la morte. E insieme la solidarietà protettiva che dimostra verso le compagne (Memling la raffigura persino secondo l’icono- grafia di Nostra Signora di Misericordia, con le compagne raccolte amorosamente sotto il suo mantello). Ma anche nel cupo olio di Caravaggio dove è rappresentato il martirio della santa, trafitta dal- la freccia che Attila secondo la leggenda le ha scagliato, sono lo stesso assassino e i suoi sgher- ri a mostrare sgomento e paura. Orsola invece guarda con composta accettazione la ferita che segna la fine del suo viaggio. Nel culto che la circonda l’avventurosa viaggiatrice diventa pre- sto la protettrice di un altro cammino: l’agente di viaggio, per così dire, del tragitto che porta in paradiso. NELL ’ ANTICO TESTAMENTO Ester, il ribaltamento della cattiva sorte di M ARIA K O H A -F ONG

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