donne chiesa mondo - n. 50 - ottobre 2016
DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 biamo fare di più per aiutare queste persone e assisterle nelle loro sofferenze» dice Hayodi. In questo contesto generale, esiste un problema specifico molto grave ed urgente, che è quello degli stupri di massa, compiuti su donne e bambini e sovente seguiti dall’uccisione delle vittime stesse. «Tra il 2009 e il 2014 ne sono riportati duecentomila, forse di più, il che dimostra la gravità del problema. Le milizie e anche le truppe del governo sono accusate di essere coinvolte in questi stupri, che si rivelano come un’arma di guerra e di degradazione del nemico. E an- che negli ultimi massacri in Beni sono riportati moltissimi casi di stu- pro di donne e bambini» dice Ayodi. «Anche le bambine molto pic- cole vengono stuprate. E poi c’è il problema dei bambini soldati, presi nelle milizie come soldati. Questi bambini sono abusati, violen- tati in tutti i modi. I bambini soffrono come le donne». Già nel caso della Bosnia lo stupro era visto come un’arma di guerra, in quel caso però aveva una funzione di pulizia etnica, per far generare alle donne bosniache bambini di sangue serbo. In questi casi, invece, lo stupro ha un significato diverso: «In queste comunità africane la donna è sacra, è un pilastro della comunità e se questo pi- lastro viene colpito è la comunità che muore». Le donne stuprate restano nelle famiglie, dove queste ci sono an- cora, o vengono allontanate? Questo è un grande problema che po- tremmo dire culturale, di mentalità. Dopo lo stupro, infatti, c’è lo stigma. «Migliaia di donne stuprate non possono nemmeno dirlo perché sarebbero rifiutate dalle loro famiglie, dalle loro comunità. Restano in silenzio e in silenzio soffrono l’impatto della violenza su- bita. Ed è su questo enorme problema che molte organizzazioni han- no cominciato a lavorare offrendo aiuti psicologici. Una delle strate- gie che la Chiesa, in particolare i cappuccini, hanno incominciato a mettere in atto è quella di creare piccoli gruppi di donne che possa- no parlare fra loro di quanto hanno subito. Le donne possono final- mente aprirsi l’una con l’altra, ottenere assistenza. È solo un inizio, ma il fenomeno sta diffondendosi. Servirebbe anche dare alle donne maggiore potere, maggiore autonomia. Incrementare l’alfabetizzazio- ne femminile, l’istruzione» dice Ayodi. Certo, questa è una strategia generale, che funziona sui tempi lunghi, ma intanto i massacri e gli stupri aumentano. Lo stupro diventa un fenomeno di massa, un’arma di guerra, quando perde il suo carattere di eccezionalità e viene accettato come un’arma di guerra pari alle altre, se non addirittura più efficace. Ma i governi e le popolazioni considerano gli stupri un crimine o come delle violenze inevitabili, che non devono essere sanzionate o punite? Nel dialogo con loro e nel confronto con le loro esperienze sul cam- po abbiamo cercato di individuare le specificità del fenomeno degli stupri, senza confonderlo con le violenze caratteristiche della guerra e senza tuttavia prescindere dal fatto che la guerra è il contesto in cui queste violenze si verificano. «La guerra coinvolge almeno da dieci anni sei o sette paesi, Uganda, Rwanda, Burundi, Sud Sudan e Con- go, insomma la regione dei grandi laghi» spiega Ayodi. «L’ultima strage, quella di Beni, è avvenuta in una regione vicina ai grandi la- ghi. Il conflitto dei grandi laghi è un conflitto ormai vecchio, con stragi che coinvolgono la popolazione civile, donne, bambini. È in pratica un genocidio, ripreso molto scarsamente dai media interna- zionali, e che crea grande preoccupazione perché, oltre le sue riper- cussioni locali, destabilizza anche i rapporti tra gli Stati» ci dice Joaquim Hangalo. «Le istituzioni internazionali, in particolare i me- dia, hanno dimenticato molte cose sull’Africa. Hanno dimenticato il Congo, e fino a che il Papa non ha parlato dei recenti massacri di Beni nessuno dei media ne ha parlato. Sentiamo della Siria, dell’Iraq, ma non dell’Africa. Bisogna sottoporre alle istituzioni inter- nazionali il fatto che qui le persone, i poveri, stanno soffrendo. Dob- isolamento per Ebola. Una volta qui venivano accolte persone malate, ora è la casa dove si accompagna la nascita dei bambini. Nella casa di Gbondapi non sono accolte donne del distretto di Pujehun, ma anche di quello di Bonthe dove l’ospedale governativo si trova su un’isola, a cui si arriva solo dopo tre ore di navigazione. Donne contro il divorzio in India Le donne musulmane in India combattono contro la discussa pratica del divorzio immediato che permette agli uomini di lasciare mogli e figli pronunciando per tre volte la parola «talaq» (io divorzio da te). L’India è uno dei pochi paesi laici al mondo che consente ancora agli uomini di ripudiare le mogli. In ottobre a Parigi il primo campo profughi La città di Parigi aprirà un campo profughi riservato agli uomini a metà ottobre, in un’area oggi inutilizzata di >> 21 >> 15 Cornelia Parker «Fuoco sospeso (sospetto doloso)» (1999)
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