donne chiesa mondo - n. 49 - settembre 2016
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 le, nel libro di Rut si vedono privilegiate le donne: il levirato, che se- condo Deuteronomio 25, 5-10 doveva garantire a chi era morto senza avere figli il diritto sulla terra e quindi prescriveva che suo fratello doveva generare un figlio con la sua vedova, per continuare così la li- nea genealogica del defunto, viene incentrato, contrariamente alle pa- role del testo giuridico, sugli interessi delle donne. In Rut 1, 11-13, Noemi, considerato il grande spazio temporale, mostra quanto sia as- surda la possibilità che le due moabite possano ancora aspettare i fi- gli che lei potrebbe partorire. Da altri eventi, però, si può dedurre che Elimelech non ha più un fratello in vita e che quindi per la sua vedova il levirato non sarebbe proprio possibile. Dunque Noemi pre- sume che anche lei, come donna, potrebbe conferire legittimità al co- siddetto “matrimonio col cognato”. Quando in 3, 9-13, nella scena notturna sull’aia, Rut fonde in mo- do inscindibile i due obblighi di solidarietà familiare, ovvero il levira- to (cfr. Deuteronomio 25) e il riscatto (cfr. Levitico 25), interpreta la leg- ge d’Israele in modo molto creativo a favore delle donne. Le due donne, infatti, Rut e Noemi, devono essere mantenute per sempre e reinserite nella società. L’istituzione del riscatto aiuta Noemi in tal senso, poiché deve essere acquistato un campo evidentemente ancora a disposizione; quella del levirato serve a Rut per integrarsi a Be- tlemme. Ma dal punto di vista prettamente giuridico Booz non può contrarre un levirato con Rut, poiché non è il fratello carnale del ma- rito defunto. Quando Booz adotta il modo di vedere della moabita e, nel capitolo 4, l’assemblea che decide sulla legittimità conferma con la sua testimonianza la legittimità dell’atto giuridico (6-11) attra- verso la triplice approvazione degli anziani, una nuova interpretazio- ne del diritto acquista validità: attraverso questa halakhah favorevole alla vita, Booz con un unico atto giuridico può provvedere in modo permanente a tutte e due le donne. Permette però anche a Rut di non tradire la sua promessa di fedeltà per tutta la vita e oltre la mor- te (1, 16-17) e di non dover abbandonare sua suocera. Come sarebbe stato possibile, altrimenti, sposarsi e portare la madre del marito de- funto nella nuova casa coniugale? È un’idea quasi inconcepibile an- cora oggi! Il libro di Rut è noto per dipingere tutti i personaggi in modo po- sitivo, nessuno viene rimproverato. Ma alcuni agiscono meglio e in modo più propizio alla vita di altri, specialmente la donna prover- bialmente virtuosa (3, 11), la straniera Rut, che per bontà eguaglia il Dio d’Israele (1, 8; 2, 20; 3, 10) e rende possibile la reintegrazione a Gerusalemme di Noemi, che era scappata all’estero come rifugiata per sopravvivere. Lia, e Giuda non è stato fondato dall’omonimo capostipite, bensì da Tamar. Quando poi si parla della «posterità» di Rut, augurando a Booz di poterla ottenere dal suo Dio, la scelta delle parole rimanda ancora una volta alla creazione di una nuova linea genealogica attra- verso una donna. In un contesto tanto incentrato sulle donne, non stupisce dunque che Rut abbia conosciuto il popolo e anche la divinità di J HWH per mezzo non del marito, bensì di Noemi: «il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio» professa Rut in 1, 16, quando decide di trascorrere la sua vita futura con la suocera e, come un tempo Abramo, di lasciare il proprio popolo e il proprio paese (si ve- da l’analogia con Genesi 12, 1-4 in 2, 11). Se in Rut 2, 11 e 1, 14 con l’espressione «abbandonare padre e madre» e l’insolito vocabolo di legame «non si staccò» c’è un accenno all’inno dello sposo di Genesi 2, 23, ciò indica che la relazione di vita primaria di Rut è e rimane quella con Noemi. È evidente che Booz ne è ben consapevole sin dall’inizio quando, in 2, 11, in occasione del primissimo incontro con la futura moglie, è a conoscenza del suo straordinario rapporto con Noemi e ammette: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suo- cera dopo la morte di tuo marito e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo, che prima non conoscevi». Non stupisce, dunque, che riguardo al matrimonio tra Questo è il libro delle donne della Bibbia È la prova del distacco da un androcentrismo tradizionale che percepisce come importanti solo gli uomini e vede le donne come meri accessori Rut e Booz non si parli mai di amore. La parola “amare” viene però utilizzata per descrivere il rapporto tra Rut e Noemi (4, 15), e più precisamente dalle donne di Betlemme, che alla fine del libro, come un coro greco, constatano come sia mutato il destino di Giobbe. E sono sempre loro ad annunciare pubblicamente che Rut ha partorito suo figlio «a Noemi» (4, 17), non «a Booz», come corrisponderebbe alla formulazione comune per la discendenza di un matrimonio pa- triarcale. Anche per quanto riguarda i testi giuridici, che nell’antico Israele tutelavano il diritto del primogenito e quindi della famiglia patriarca-
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