donne chiesa mondo - n. 48 - luglio 2016

DONNE CHIESA MONDO 28 DONNE CHIESA MONDO 29 pria casa in una chiesa dove anche Papa Pio ce- lebrava e predicava. Insieme a Pio I e con l’aiu- to dei preti Pastore e Demetrio, Prassede fece costruire altre due chiese. Per due anni si visse a Roma una tregua dalle persecuzioni durante la quale l’attività pastorale era tollerata e dava buoni frutti. La persecuzione riprese con durezza contro migliaia di cristiani. Prassede pur in preda a un immenso dolore per tanto scempio non smise l’opera di conversione. Quel giorno Novato, già malato, entrò di corsa e urlò concitato: «Fug- giamo, corri, stanno venendo a catturarti. Anto- nino in persona ha dato l’ordine. Torturano pri- ma di ucciderti. Ricordi Pudenziana, dai, andia- mo via. Qualcuno ha tradito e Demetrio è già morto! Ma che fai, ti metti in ginocchio? Levati orsù...». «Va’ fratello, fuggi subito, scampa la sofferenza e la morte! Io non pavento torture e tantomeno la morte. Possono seviziare il corpo e straziarlo fino a toglierne la vita. Otterranno l’esaltazione dell’anima mia nell’unione con le sofferenze di Cristo e dei fratelli martiri della fe- de. La più orribile delle morti diviene santifica- zione eterna nell’abbraccio di Dio e nella comu- nione dei santi. Vai e lascia ch’io preghi per co- storo perché come accadde a Paolo siano illumi- nati e salvati». Entrano con i gladi in mano gridando. Qual- cuno indica Prassede. La ragazza si alza, apre le braccia e porge il petto all’arma che vi si infig- ge. Vedo il suo viso bello e radioso mentre muore. Un viso, che vedo? Non capisco, è il vi- so della donna del Biafra e poi, poi vedo il vol- to di chi ha tradito e l’ha uccisa. Mi sento urlare e fremere contratto come uno stoccafisso e non riesco a svegliarmi. «Dottore la smetta! Si svegli!». Suor Maria accompagna alle parole un sonoro schiaffo che mi riporta alla realtà. Ancora urlo, ma smetto e mi alzo. «Grazie sorella, sto bene e davvero non l’ho uccisa. Ero io ma non l’avrei mai tradita. Ucci- derla poi...». «I dottori qualcuno ammazzano sempre!». «Non mi irrida, ho vissuto in un incubo». Per giorni non riuscii ad applicarmi a nulla. Il cervello era occupato dal mio braccio col gla- dio infisso nel petto di una donna di colore. Mi resi conto di quanti «femminicidi» avvengano con cadenza continua. Decisi di rivolgermi ad uno psichiatra. Non feci in tempo. La notizia mi colpì come un fulmine. Attaccata una scuola cattolica in Biafra. Uccisi alcuni insegnanti, fra le foto la sua. Martire come Prassede. Nell’animo fu come uno squarcio che mi aprì un orizzonte infinito. Mi trovai in chiesa, a Santa Prassede. In gi- nocchio piangevo e pregavo preghiere che nean- che conoscevo. Pregavo Prassede che prega per chi ogni giorno l’uccide e per chi di fronte alla strage si copre d’indifferenza. Beniamino Baldacci Beniamino Baldacci è medico di famiglia a Roma da molti decenni, amato dai suoi pazienti come difficilmente accade nelle grandi città. Tutti gli riconoscono, accanto a un alto livello professionale, la capacità di comprendere l’anima dei malati, la pazienza di avvicinarsi a ciascuno con la disponibilità di ascoltarlo, di vedere il suo fardello di dolore, le sue sconfitte e le sue stanchezze, che spesso sono alla base delle malattie. Ha sei figli e sei nipoti, ha scritto vari articoli di medicina e un romanzo storico Leone. Donne e tradimenti (2014) premiato al Spoleto Festival Art nello stesso anno. NELL ’ ANTICO TESTAMENTO Betsabea Politica, potere e ambiguità di S USAN N IDITCH

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