donne chiesa mondo - n. 48 - luglio 2016

DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE E ravamo i “diversi” in un gruppo or- ganizzato che aveva appena termi- nato la visita guidata alle quattro basiliche maggiori. Lei era nera, ma proprio nera, col viso gradevol- mente regolare e un bel corpo coperto da una semplice polo bianca e da una gonna celeste. Io il solo romano, forse in cerca di sé. L’avevo no- tata e mi ero chiesto come fosse capitata in mezzo ai soliti turisti, tutti uguali e tutti diversi, grondanti di sudore nell’estate romana. Terminata la visita in Santa Maria Maggiore con mio stupore si rivolse a me per chiedere do- ve fosse la chiesa di Santa Prassede. La pronun- cia incerta e la mia ignoranza mi fecero chiedere «Santa chi? Scusi». «Prassede» ripeté scanden- do bene. «Ah, quella dei Promessi Sposi». «Non sposa, no! Vergine e martire! Martire molto giovane. La sua chiesa qui vicino. Scusa, se non sai chiedo...». «Aspetta chiediamo al bar mentre beviamo qualcosa: è il 21 luglio e fa cal- do». Accettò e scambiammo qualche parola. Era nativa del Biafra e lì insegnava al liceo. Cattolica e forte di una fede profonda venerava come modello la santa romana ed era qui a sciogliere un voto. Chiese di me: «Cosa fai e perché sei qui?». «Sono un medico e non so perché oggi sono qui. Curiosità o noia, anche Martire come Prassede Mosaico absidale della chiesa di Santa Prassede A pagina 26 «Santa Prassede» dipinto attribuito a Jan Vermeer (1655 circa) perché non credo in niente». Mi guardò con commiserazione. «Andiamo, vieni in chiesa con me». Le sorrisi: «Grazie ma devo montare di guardia, mi convertirai un’altra volta». A due passi si trova un portone insignificante che in- troduce a una inattesa meraviglia. Non entrai «Vado in clinica, la lascio alla sua santa». Mi fissò con dolcezza e al mio «addio» rispose «ar- rivederci» ed entrò in chiesa. In clinica cercai la suora di guardia: «Suor Maria, sa qualcosa di santa Prassede?». «Certo, è oggi e qui c’è tutto scritto, persino che forse non è mai esistita. Se vuole può leggerlo, poi me lo ridà». «Ok sorella, grazie. Qualche pa- ziente grave?». «No, la notte si presenta bene, dormirà tranquillo». Cominciai a leggere. Figlia di Pudente, sena- tore romano convertito al cristianesimo, visse nel secondo secolo durante le persecuzioni dell’imperatore Antonino Pio... Leggevo, dormi- vo, sognavo, vivevo. «Timoteo ha scritto che possiamo utilizzare l’eredità di nostro padre e dividerla col prete Pastore e con il Papa. Per prima cosa faremo un fonte battesimale nella chiesa dei nostri genitori. Che ne dici fratello?». Novato annuì. «Continueremo a predicare il Vangelo e a dividere il pane. L’imperatore An- tonino crede di sconfiggere la nostra fede ucci- dendo i santi fratelli in Cristo. Per ogni martire sono decine le conversioni! Hanno ucciso nostra sorella Pudenziana, una bambina ancora. La seppelliremo vicino a Pudente nel cimitero di Priscilla. Chi mai potrà spiegare il perché di tanto odio e di tanto accanimento?». Prassede, che vuol dire donna d’azione, lo era di fatto oltre che di nome. Somigliava a Sa- vinella, sua madre, che aveva trasformato la pro- di B ENIAMINO B ALDACCI

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