donne chiesa mondo - n. 48 - luglio 2016
DONNE CHIESA MONDO 22 DONNE CHIESA MONDO 23 I L FILM S’ intitola ’71 un bel film inglese sulla guerra in Irlanda — si svolge nella Belfast divisa in due parti, quella cattolica e quella protestante, in aspro con- flitto tra loro — in cui un soldato inglese ferito viene accolto e salvato da una famiglia cattolica, e anche curato dal padre medico. In un conte- sto di estrema violenza, nel quale entrambe le parti sembrano avere perduto ogni traccia di umanità, un primo passo di riconciliazione si del Kerala. Dopo averla accoltellata per 54 vol- te, la abbandonò sul ciglio della strada. Una morte lenta, lentissima nella solitudine. La sorella di Rani, anch’essa suora, insieme alla madre, ha saputo trovare una strada di per- dono e quindi di riconciliazione, riuscendo an- che nella difficile impresa di tradurre concetti cristiani nella cultura indù, per farsi capire dall’assassino. Arrestato e condannato all’erga- stolo, Samundar viene quindi perdonato dalla famiglia di Rani, che non solo chiede (e ottie- ne) per lui la grazia, ma che arriva ad accoglier- lo come un figlio e come un fratello. Nel film la regista racconta quindi una strada femminile, una capacità di ricucire rapporti la- cerati dalla violenza, la creatività di chi sa co- struire relazioni ricche di umanità dove c’è odio, di mettere il bene al posto del male, rompendo l’abitudine di rispondere con violenza alla vio- lenza. La forza di questa proposta femminile di ri- conciliazione si è percepita circa un anno fa quando il documentario è stato proiettato alla moschea di Roma, per iniziativa del centro cul- turale islamico, alla presenza della regista e del- la sorella di Rani, protagonista vera della vicen- da. Di fronte a un pubblico quasi esclusivamen- te composto da uomini, la dolcezza mescolata alla forza delle loro parole ha aperto nuovi sce- nari possibili di convivenza, ha fatto capire co- me si può cercare una riconciliazione anche do- po violenze atroci. Ha insegnato anche che è in- dispensabile farsi capire entrando con rispetto nel linguaggio dell’altro. È un modo di ammet- tere che anche in campo nemico esiste un aneli- to alla pace, esiste la volontà di riconoscere l’umanità profonda di ciascuno, indipendente- mente dalla sua religione, razza o sesso. realizza attraverso un rapporto personale con il nemico. Sono gli incontri, il contatto umano, infatti, l’unica arma possibile contro la violenza, l’unica che ha la forza di portare alla riconcilia- zione. E sappiamo tutti che nel contatto umano, nel rapporto empatico, le donne sono maestre ineguagliabili. Il cinema l’ha raccontato più volte, ma forse nulla è più toccante della storia di riconciliazio- ne tessuta da donne al cuore del bellissimo do- cumentario The Heart of a Murderer (2012) gira- to in India dalla regista italo-australiana Cathe- rine McGilvray. In un’ora, il film racconta la storia di Samundar Singh, il giovane fanatico indù che nel 1995, a ventidue anni, uccise suor Rani Maria, missionaria francescana originaria Lezione di perdono al femminile di L UCETTA S CARAFFIA F OCUS di S ILVINA P ÉREZ A ll’inizio erano appena una decina. Poi sono diventate migliaia. Si riu- nivano nel mercato perché era lì che le truppe dell’allora presidente Charles Taylor reclutavano bambini per portarli al fronte. I camion partivano pieni. E tornavano vuoti. È il 2002 in Liberia quando, dopo tredici anni di una sanguinosa guerra civile che aveva spezzato più di 150.000 vite, Leymah Gbowee fece un sogno. Sognò di presiedere una riunione in una chiesa e d’iniziare a lottare per la pace nel suo paese. Al risveglio decise che era ora di fare ciò che aveva solo sognato. L’assistente sociale liberia- na cristiana, madre di sei figli, riunì allora un gruppo di donne in un mercato e, insieme con un’altra donna, la musulmana Asatu Bah- Kenneth, diede avvio a un movimento che portò alla pace in Liberia e alla storica elezione del primo presidente africano donna, Ellen Johnson Sirleaf. Nacque così il Movimento delle Donne per la Pace e la Riconcilia- zione in Liberia. All’inizio nessuno dava peso a queste donne. Dice- All’inizio solo un sogno
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