donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016
DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 re e la sua opera; è un testo famoso che risuona nel Nuovo Testa- mento nelle parole del Magnificat. L’inno celebra il Dio che rovescia le sorti, sconvolge le situazioni che paiono senza via di uscita, e offre una particolare protezione a quanti sono più indifesi; lo sguardo si estende a tutta la storia e con- templa tutta l’opera di salvezza, riconoscendo ed esaltando il modo in cui sempre il Signore agisce (2, 1). Anna porta nella sua preghiera il dolore e la vergogna che la cir- condano, leggendo nella situazione di tutti anche la sua personale angoscia e oppressione, senza un esplicito riferimento alla sua situa- zione. La preghiera si apre così a una intercessione complessiva men- tre si ricorda l’agire di Dio. Non è solo un ringraziamento per quan- to lei ha ricevuto, ma una lode che, gioendo del bene che è per tutti e che anche altri possono godere, fa nascere una vera comunione. La lode è plasmata dalla supplica. È come se Anna avesse accolto nella sua preghiera la sua sterilità e quella di tutto il popolo, avesse fatto suo il grido di tutti coloro che sentono venir meno la vita, che soffrono per una esistenza priva di ciò che dà veramente senso. Pro- prio perché forte della precedente preghiera, nella quale ha offerto al Signore tutta la sua vita, può proclamare che il bene, la vita, la sal- vezza sono di Dio e durano sempre, perché sono dappertutto. Anna canta, come un profeta, la via scelta dal Signore, costante lungo tutta la storia della salvezza. Il Signore si volge a chi è picco- lo, a chi non ha pretese, a chi riconosce la sua povertà, il suo limite, la sua mancanza, non perché è un Dio che si compiace della sua po- tenza, che vuole esercitare il suo dominio su chi è debole e indifeso, ma per poterlo ricolmare dei suoi doni e della sua pienezza, per compiere desideri impossibili. Anna riconosce che questo è il senso della sapienza divina: quella che assegna la vittoria a chi in partenza è sconfitto, a chi non ha il vigore per affrontare il nemico, quella che confonde la superbia e l’arroganza di chi non vede nell’affamato e nella sterile il fratello. Il Signore, a cui appartiene la terra, che fa vi- vere e fa morire, non sceglie il potente o il ricco, ma sceglie per sé il piccolo, il povero e trasforma la sua vita, vegliando sui suoi passi, perché si custodisca fedele. Anna celebra questo e poi lo sperimenta concretamente nella sua vita; la sua storia termina con un’ultima annotazione: diventa ancora feconda e il dono da lei fatto al Signore, invece di provocare una mancanza rinnovata, causa una fecondità rinnovata: «e il Signore vi- sitò Anna che partorì ancora tre figli e due figlie» (2, 21). le non hanno lo scopo di costringere il Signore, quanto di esprimere che il suo desiderio avrà effettiva attuazione solo nel momento in cui lei potrà agire come il divino donatore. Il suo sguardo non si ferma alla realizzazione di ciò che desidera più di ogni altra cosa, ma riesce a vedere nel compimento il segno di una bontà più grande, l’affer- mazione della fedeltà divina verso la vita dei suoi fedeli. La preghiera di Anna ha un testimone, il sacerdote Eli che, veden- do il movimento silenzioso delle labbra della donna, ne fraintende il comportamento e la accusa di ubriachezza, rimproverandola con asprezza (vv. 13-14). Ancora una volta Anna è oggetto di un’offesa, ma questa volta, dopo che, nella preghiera, ha ormai ritrovato la veri- tà di sé e del suo desiderio davanti a colui che è l’unico a compren- derla, non resta muta, ma ha il coraggio di rispondere al sacerdote, rivendicando la giustezza del suo agire e il valore della sua persona. Le sue parole suonano autentiche e ricevono la benedizione di Eli. Il narratore non dice subito che il Signore esaudisce la preghiera, ma segnala che Anna è trasformata, riprende a mangiare e il suo viso non è più come quello di prima, passa dalle lacrime alla gioia, dall’amarezza alla serenità e alla pace. Il cambiamento è prodotto dalla certezza dell’esaudimento. Come il ricordo della promessa di Dio aveva spinto Anna a rivolgersi con totalità al Signore, così la fi- Forte della preghiera nella quale ha offerto tutta la sua vita Anna può proclamare che il bene e la salvezza sono di Dio ducia che Dio farà il suo dono basta a trasformare il suo sguardo e la sua attesa. Il desiderio irrealizzabile di Anna si compie: il Signore visita la donna sterile, rendendo fecondo il suo rapporto con il marito. Nasce il bambino che la madre chiama Samuele «perché — diceva — al Si- gnore l’ho richiesto» (v. 20) e che conduce al tempio, per sciogliere il voto, dopo averlo svezzato. Ancora una volta Anna parla al sacerdo- te, rivelando che il suo desiderio di dare il figlio al Signore corri- sponde al dono ricevuto ed è conforme alla promessa. In questa occasione Anna si rivolge nuovamente al Signore, questa volta attraverso una preghiera di lode, un canto per esaltare il Signo-
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