donne chiesa mondo - n. 47 - giugno 2016

DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 I l primo libro di Samuele si apre presentando la storia di una delle donne più affascinanti dell’Antico Testamento, Anna, la madre del futuro profeta che dà nome all’intero libro. La sua figura occupa solo i primi due capitoli, tuttavia il narratore ne tratteggia un ritratto intenso e, attraverso la sua vicenda, delinea una modalità di intervento attivo ma non violento in una si- tuazione complessa e dolorosa che pare senza via di uscita. Il lettore, che ha sentito la storia dei patriarchi, riconosce alcune caratteristiche delle narrazioni riguardanti gli antichi antenati di Israele che Anna assume; anche da questo punto di vista la sua figura appare interes- sante, poiché la donna non riprende semplicemente quei tratti, ma li reinterpreta in maniera nuova. La storia si apre presentando Elkanà, un abitante di Refataim, di cui si nominano gli antenati, come se si trattasse di un personaggio importante. Tuttavia, la sua storia si interrompe subito, perché il nar- ratore dà spazio alla situazione della sua famiglia e in particolare del- le sue due mogli, Anna e Peninnà, la prima priva di figli perché steri- le, la seconda molto feconda. Non è una circostanza inedita per il lettore che conosce altre coppie di donne caratterizzate così: Sara e Agar ( Genesi 16; 21, 1-14), Lia e Rachele ( Genesi 29, 30; 30, 2). La sterilità di Anna viene sottolineata con la ripetizione per due volte dell’espressione «il Signore le aveva chiuso il grembo» ( 1 Sa- muele 1, 5.6). La sua condizione ricorda quella di Sara, Rebecca, Ra- chele, che riuscirono a concepire solo con l’intervento di Dio ( Genesi 18, 10-12; 25, 21; 30, 22); il narratore vuole probabilmente rievocare queste storie lasciando presagire un esito analogo, ma la modalità con cui ciò avverrà costituisce l’aspetto originale di questa vicenda. La maternità è peraltro un tema rilevante nella Bibbia: i figli sono visti come un dono di Dio, un segno della sua benedizione, la spe- ranza di un futuro che riesce a superare il limite della morte: sono lo- ro che possono portare a compimento quanto iniziato dal padre, ed è nella loro vita che continua quella dei genitori. Per queste ragioni es- sere sterili era avvertito come una disgrazia, la conseguenza dello sfa- vore divino; la parola “sterile” indica in maniera forte tutto ciò, per- ché viene da una radice che significa sradicare: la donna che non ge- nera è sradicata e sradicante, e come tale patisce vergogna, è conside- rata insignificante e priva di valore. Anna, sebbene amata dal marito, vive tale situazione e il narratore ne fa comprendere il dramma. Nel contesto del pellegrinaggio annuale che Elkanà compie al santuario di Silo, viene presentata la forte tensione che attraversa le relazioni fra le due mogli. Anna è infatti oggetto di continue umiliazioni da parte di Peninnà, la moglie prolifica, verso la quale il marito non mo- Le mogli di Elkanà (1250 circa, miniatura della Bibbia di Maciejowski foglio 19)

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