donne chiesa mondo - n. 46 - maggio 2016

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 fessioni e storie diverse. Alcune avevano bisogno di ritrovare la cen- tralità della sovranità di Gesù Cristo; altre hanno dovuto scoprire l’importanza della realtà pneumatologica, tutte quante insieme sono però pervenute al Padre di ogni verità. Le Chiese hanno bisogno di Cristo come loro Signore, e dello Spirito che consente di riconoscerlo e di testimoniarlo con speranza. Forte della sicurezza datale da Elisabetta, Maria canta il suo empo- werment ! È il migliore dono reciproco che le Chiese possono offrirsi: la forza della testimonianza. Nel movimento ecumenico, la testimo- nianza beneficia della forza di essere sostenuta a più voci, con accen- ti diversi, in un’unità della fede che professa Gesù Cristo Signore. Si produce così uno scambio di forza: le grandi Chiese sostengono le fiducia a un’altra, sperando che questa accettasse il dialogo. L’inizia- tiva viene da un lato, ma si aspetta l’accoglienza dell’altro. Ma c’è un’asimmetria ancora più importante: l’accettazione della differenza. Nell’incontro è necessariamente qualcun “altro” che viene, un’altra vita, un altro pensiero, un’altra cultura, forse tanto estraneo come poteva esserlo il Nuovo Testamento per i giusti dell’Antico Te- stamento. Lo Spirito Santo permetterà di riconoscere la Chiesa diversa come portatrice di una fede vera? Sarà possibile accogliere i frutti della fe- de dell’“altra” Chiesa? Senza riconoscimento non c’è apertura al nuo- vo. Elisabetta mostra come lo Spirito riconosce l’evento nuovo: a partire dalla promessa fatta al suo popolo, a partire da una memoria attiva e dalla fiducia nella potenza creatrice di Dio. Non si tratta di una rottura con l’antica alleanza, ma di uno spostamento delle cate- gorie. Colui che viene non è un nuovo profeta, ma il Completamente Altro, certo della “famiglia” d’Israele, ma al tempo stesso di un’altra origine. Certo di una famiglia umana comune, ma allo stesso tempo di un’altra genealogia. Certo portatore delle tradizioni e della fede del suo popolo, ma al tempo stesso di un messaggio nuovo. È il fine proprio dei “dialoghi” permettere di discernere le diffe- renze che potrebbero dividere da quelle che sono accettabili o che addirittura costituiscono un arricchimento per ogni Chiesa. Ci po- Lo Spirito Santo permetterà di riconoscere la Chiesa diversa come portatrice di una fede vera? Senza riconoscimento non c’è apertura al nuovo Elisabetta mostra come lo Spirito riconosce l’evento nuovo dello Sri Lanka ha proposto politiche nazionali volte a migliorare la condizione delle donne che abitano nel nord e nell’est del Paese. Le proposte sono state consegnate a Chandraani Bandara, ministro per le donne e i bambini. La federazione ha lanciato una raccolta di firme per far luce sui problemi delle donne srilankesi, a partire dalla disparità di trattamento economico, gli abusi e le difficoltà di sopravvivenza. Dalla documentazione pubblicata si evince che, se confrontati con quelli degli uomini, gli stipendi delle donne, per uguali mansioni, sono sempre più bassi. Politiche sociali per la maternità Ogni mese in più di congedo retribuito per maternità comporta una riduzione del 13% del tassi di mortalità infantile nei Paesi a basso reddito e nel mondo in via di sviluppo. Questo vuol dire otto morti neonatali evitate per ogni mille nati. La riduzione della mortalità infantile attraverso l’aumento di ferie pagate rappresenta un obiettivo dei progetti trebbe essere, in questo incontro, una divina sorpresa! Come tra Eli- sabetta e Maria, le Chiese hanno sperimentato nei dialoghi ecumeni- ci l’aiuto offerto dallo Spirito Santo che permette di riconoscere la fede che porta al cuore di Gesù come Cristo e Signore anche nell’al- tra Chiesa, una fede vera e giusta, espressa con parole e coerenze di- verse. L’ecumenismo è anche uno scambio di ricchezze. La complemen- tarietà delle due storie che si uniscono nell’alleanza con Dio, come la differenza complementare delle due donne, può anche essere un’im- magine della complementarietà che può arricchire le Chiese di con- piccole, danno loro una voce e le ascoltano. Immaginiamo che la visitazione sia avvenu- ta in modo diverso. E se la gelosia reciproca di quelle donne avesse reso il dialogo impossibile, l’avesse ca- ricato di rimproveri o di critiche, di reazioni mosse dalla competizione? Se quelle due donne hanno potuto riconoscersi così bene, e soprattutto riconoscere colui di cui erano porta- trici, ossia il futuro della fede dei pa- dri, è perché sapevano di beneficiare di uno stesso dono, il più incredibile, il più inverosimile! L’una troppo an- ziana, l’altra troppo vergine per esse- re incinta! E tuttavia il Signore le aveva rese capaci di portare la vita, o meglio ancora il futuro del loro po- polo e dell’umanità. L’ecumenismo forse si realizzerebbe se le Chiese riconoscessero tutte di beneficiare dello stesso dono incredibile e inverosimile: essere portatrici del futuro della proclamazione della salvezza? Per quel frutto prezioso non varrebbe la pena superare la paura per sé, per i propri privilegi, per il proprio futuro? La forza dell’ecumenismo è che le Chiese capiscano di potersi of- frire reciprocamente la visitazione di Dio.

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