donne chiesa mondo - n. 32 - febbraio 2015

U donne chiesa mondo febbraio 2015 Da oltre trent’anni un forte ri- chiamo al silenzio e alla solitu- dine ha spinto Antonella Lu- mini (Firenze, 1952) a con- durre una vita di nascondi- mento nel mondo. La sua uni- ca regola consiste nel persegui- mento di un equilibrio fra ri- cerca interiore e immersione nella realtà. Dopo una forma- zione filosofica, si è dedicata allo studio della Scrittura e di testi spirituali. Lavora a tempo parziale alla Biblioteca Nazio- nale di Firenze, dove è respon- sabile del Settore dei libri anti- chi. Tiene incontri di spiritua- lità e meditazione. Tra i suoi libri più recenti, Dio è madre (2013) , Memoria profonda e risveglio (2008). Nell’intarsio dei legami di A NTONELLA L UMINI na riflessione sulla famiglia, in questo tempo in cui la Chiesa si sta interrogando, è un’occasione importante, ma non certo facile, vista la fase storica che stiamo attraversando. È necessario sottoporre ogni contingenza a uno sguardo spirituale che sappia coglierne la dinamica di salvezza. La rivelazione evangelica porta luce nell’oscurità del tempo, smaschera, scardina per liberare, purificare. Non guarda alla forma, ma alla sostanza. Non chiede osservanza, ma conversione. Anche la tematica così delicata della famiglia non può sottrarsi a questo punto di vista, pertanto bisogna innanzitutto guardare al matrimonio cristiano come «scuola di umanità» e di trasformazione interiore. A partire dalla Genesi , la coppia uomo donna è considerata nella sua unicità dinamica. «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e saranno un solo essere» ( Genesi , 2, 24). Il termine ebraico bassàr , carne, si riferisce all’essere vivente nel suo insieme. L’uomo e la donna esprimono una complementarità che investe ogni aspetto umano: fisico, psichico, spirituale. La Genesi allude a una unità originaria che precede la divisione sessuale. Dio è Uno, l’uomo creato a immagine di Dio è uno: «A immagine di Dio lo creò». Ma poi puntualizza: «Maschio e femmina li creò» ( Genesi , 1, 27). Dio imprime nell’uomo il principio maschile e il principio femminile che ha in sé. Divide per dare distinzione e permettere la relazione. Anche il racconto della creazione della donna allude a una originaria unità. Il termine ebraico tzelà significa una tra due parti accostate, come i battenti di una porta. Nel latino, costa , ha il significato di fianco. Il costato è costituito da due parti simmetriche accostate. Il vir ( ish ) e la donna ( ishà ) sono le due parti dell’uomo originario che è uno in se stesso. Adamo, rinvia a terra ( adamà ), a sangue ( dam ), ma ish e ishà rinviano al fuoco ( esh ), sono potenze divine. Questa unità originaria riaffiorerà nel compimento: «Alla resurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» ( Matteo , 22, 30). Sesso etimologicamente significa taglio: il senso della divisione sessuale rimanda quindi alla relazionalità. L’anelito profondo di ogni essere umano è di riunificare in se stesso questi principi ma il percorso di integrazione e armonizzazione è lungo e implica la trasformazione dell’ èros in agàpe . Il fuoco della passione è mosso dalla mancanza, brucia, consuma. L’ agàpe invece espande la radiosità della pienezza che scaturisce dall’innesto nell’origine. Il punto di arrivo e di compiutezza è l’incarnazione. Gesù è il compimento, è l’essere umano in cui maschile e femminile si armonizzano nell’amore. Si presenta da solo, senza moglie, né figli, il suo amore si dilata verso tutta l’umanità. Costituisce una rottura con la tradizione veterotestamentaria in cui la generazione biologica, la posterità, i vincoli di sangue, hanno un ruolo centrale. Il Figlio conosce di essere generato da Dio, la sua missione riguarda la trasmissione della vita divina. Questo è il salto di livello, il cambiamento di mente necessario. «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» ( Matteo , 12, 49-50). Gesù segna il passaggio dalla consuetudine della famiglia fondata sui vincoli di sangue alla novità di una comunione nello Spirito. La rivelazione evangelica costituisce una forza dinamica che spinge la coscienza verso un immenso passaggio: la dimensione psicofisica è chiamata a convergere verso il piano spirituale. Le fasi che precedono questa pienezza implicano contraddizione. Forme relazionali che includono errori, cadute, ma in cui l’amore cresce. Opposizioni, conflitti, fallimenti, vanno posti su quel solco che unisce origine e compimento, innocenza e coscienza. Ogni stato di lontananza, di peccato è dentro quel solco, non fuori. Ogni tappa, con i suoi avanzamenti e arretramenti, è funzionale a quella tensione che spinge avanti la storia della salvezza. La famiglia attraversa i marosi psichici che investono la sfera emotiva, affettiva, sessuale, ma il sacramento del matrimonio mantiene vivo nell’anima il germe dello spirito. La relazione coniugale, seppure conflittuale, va sempre considerata in rapporto alle sue potenzialità di amore. Non si può però porre al primo posto la salvaguardia della coppia, ma la dignità e la crescita della persona umana. Il sacramento accompagna, non abbandona nella prova, neppure nei fallimenti, ma nessuno conosce quali tappe siano necessarie a sciogliere la durezza dei cuori. «Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» ( Matteo , 19, 6; Luca , 10, 9). Dio unisce attraverso l’amore; dove non c’è amore, ma oppressione, sopraffazione, violenza, non è Dio a unire, è l’ego che tiene il comando. L’amore unisce, non lega, dona la libertà dei figli di Dio. «Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» ( Matteo , 18, 20). La presenza di Gesù è amore incarnato, fiorisce nell’umanità, si espande. Il comandamento è uno solo: «Ama Dio e il prossimo tuo come te stesso». Il piano spirituale che opera in verticale, più riconcilia l’essere umano a Dio e a se stesso, più opera in orizzontale favorendo rapporti di comunione. Al centro va posta la comunione di ognuno con la fonte dell’amore che è Cristo. La grazia opera nell’intarsio dei legami per sciogliere le catene, i nodi psichici della possessività, delle dipendenze e così via. Il sacramento sancisce l’unione dell’uomo e della donna in Cristo, ma diviene mezzo di profonda trasformazione psichica e spirituale attraverso chi accetta di cedere a se stesso, di affidarsi: «Chi avrà trovato la sua vita la perderà e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà» ( Matteo , 10, 38). I sacramenti sono aiuti, strumenti di conversione che agiscono nell’oscurità dell’anima, la Chiesa li amministra, ma la salvezza è operata misteriosamente dallo Spirito Santo. Non richiedono particolari condizioni, ma la sincerità di cuore, il sentirsi bisognosi: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» ( Matteo , 11, 28). A Gesù non interessano i sette mariti della samaritana, ma la sua infinita sete di amore. Nel discorso finale di Papa Francesco al sinodo, colpisce il suo richiamo alle tentazioni, soprattutto «alla tentazione di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli, i malati». Bisogna distinguere tra dono ed efficacia. Il dono è per tutti, l’efficacia dipende dalla risposta all’azione della grazia. Lo stesso battesimo è come un seme gettato, non sempre è fecondo. Sappiamo bene quante resistenze e ostacoli si frappongono e solo la misteriosa economia divina conosce i tempi e i modi del cedimento: «A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» ( Evangelii gaudium , 44). La Chiesa giustamente si propone di «realizzare percorsi che accompagnino la persona e la coppia» ( Relazione , 36), ma il più grande aiuto per favorire l’azione dello Spirito Santo nell’anima rimane l’ascolto, la cura animarum . Il documento conclusivo del sinodo invita a guardare alla Sacra famiglia, è importante però cercare di individuare i messaggi profondi che stanno dietro alla semplicità della vita di Nazaret. La Sacra famiglia è costituita da una vergine madre e da un padre putativo. Due messaggi straordinari che stanno alla base della svolta evangelica. C’è un nesso teologico che collega la vergine fanciulla di Nazaret alla vergine figlia di Sion evocata dai profeti. Gerusalemme non risponde all’amore, tradisce Dio con gli idoli. La figura profetica della vergine figlia di Sion, allude invece alla fedeltà all’alleanza: Maria realizza l’attesa profetica. La verginità richiama innanzitutto la virginitas cordis , l’assoluta fedeltà all’amore divino che purifica il cuore. La vergine madre, incarnata da Maria, esprime il passaggio da una maternità psichica, dominata dai meccanismi egoici della possessività, alla realtà di una maternità spirituale che richiede un’umanità purificata da concupiscenze e seduzioni, umile, aperta all’azione della grazia. Maria ascolta, accoglie la maternità immacolata in lei concepita dallo Spirito Santo, tace, custodisce nel cuore il mistero. Il padre putativo, a sua volta, costituisce una vera e propria rottura con il contesto culturale patriarcale in quanto esprime la rinuncia a quella forma di potere maschile identificata con il potere generativo. Rinuncia al diritto di proprietà sulla moglie, sulla prole, guida, protegge. La famiglia di Nazaret non si fonda sui vincoli di sangue, ma sull’azione dello Spirito Santo. La discesa dello Spirito su Maria è il primo battesimo di fuoco. Il concepimento spirituale che investe la vita biologica richiede cuori purificati. La Sacra famiglia, attraverso la vita umana, trasmette la vita divina: i figli non sono una proprietà, sono figli di Dio. Mettere al centro la Sacra famiglia richiede di partecipare di una dinamica familiare nuova, in cui il valore supremo diviene quello di far fiorire, attraverso la vita biologica, la vita spirituale. La vergine madre e il padre putativo devono essere assimilati a livello simbolico per aprirsi varchi nella realtà psichica, crescere in essa per potersi incarnare. Il matrimonio cristiano non può intendersi che in termini di evoluzione spirituale. Il Vangelo parla alla persona umana, per ognuno ha una sua chiave di accesso e oggi, per le contraddizioni e i pericoli che il nostro mondo sta attraversando, come afferma Papa Francesco, è richiesta un’azione che si apra verso le periferie dell’umanità. È tempo di espansione dell’amore. Proprio perché la sofferenza è grande e i vecchi equilibri stanno crollando, la spinta ad andare oltre è più forte. Le «sfide pastorali sulla famiglia» poste alla cristianità consistono dunque nell’aiutare a interiorizzare modelli spirituali di maternità e paternità affinché diventino attivi nella psiche. La famiglia, così come era costituita, sta attraversando una crisi irreversibile, non si può rimanere aggrappati a vecchi assetti che pure poggiano su contraddizioni e ipocrisie. Le condizioni socio-economiche sono cambiate, ma la psiche è ancora puntellata a modelli forgiati sul diritto patriarcale e sul consenso silenzioso delle donne. L’emancipazione femminile ha rotto questo schema proprio in culture cristiane mettendo in luce come l’attuale modello di sviluppo sia divenuto inadeguato alla crescita umana. L’azione salvifica matura, scardinando. In questo vuoto emergono lacerazioni e pericoli, c’è paura e diffidenza fra i sessi. Si creano circoli virtuosi di genere per ritrovare identità. Le donne hanno dato inizio a questo fenomeno sentendo la necessità di conoscere se stesse, riconoscersi nell’altra, parlare una lingua comune, riscoprire la sacralità del corpo espropriato da una cultura mercificante. Ne è emersa una nuova soggettività con la quale tutto il tessuto sociale, compresa la Chiesa, è obbligato a confrontarsi. Questo ha comportato una reazione fortemente aggressiva da parte di uomini che si sono visti espropriati di un diritto acquisito e considerato naturale: gli uomini accettano con difficoltà di mettersi in discussione, di elaborare la propria identità profonda. C’è un modello evangelico straordinario, il padre del figliol prodigo, immagine per eccellenza dell’amore e della misericordia divina. Seppure abbiamo tanti esempi, anche fra i giovani, di belle famiglie in cui emergono rapporti armoniosi visibilmente amorevoli, paritari, privi di sopraffazioni, le difficoltà relazionali familiari, anche in ambito cristiano, sono sempre più ardue e complesse come attestano i frequenti casi di separazione e divorzio. Conflitti di coppia, figli disorientati, disagi economici, possono divenire causa di chiusure a volte irreversibili. In primo luogo è in crisi il desiderio di maternità. Lo sradicamento dalla natura, i modelli proposti dai media, le condizioni socio-economiche, stanno espropriando del senso materno, quasi ne fosse stata interrotta la trasmissione da madre in figlia. Molte giovani sono smarrite, sole, hanno timore della maternità. L’apertura alla vita implica una dilatazione a tutto tondo, non può riguardare solo la fecondità biologica. Implica uno sguardo capace di scorgere bellezza, di avere fiducia. Ma se questo manca prevale la paura che chiude. Il materno si sviluppa nell’intimità, all’interno di uno spazio custodito che accoglie, protegge. dona all’umanità il Consolatore. Lo Spirito Santo è la divina maternità che deve emergere sulle tenebre del mondo. La Vergine Madre che Maria incarna chiede di incarnarsi in ogni donna. Amore in atto fortemente dinamico in chi cede e si apre. Interviene in ogni bisogno, la sua opera materna non viene mai meno. È la potenza stessa del battesimo di fuoco che trasforma in nuove creature. Chiede solo di lasciarsi amare dall’amore. Attraverso percorsi interiori che scavino in questi gorghi di dolore e purifichino immense sacche di oscurità e di egoismo, sarà possibile quel salto di qualità a cui il Vangelo richiama. Proprio quando tutto vacilla lo spirito dà ancoraggio perché conduce intimamente a Cristo. Preghiera e silenzio sono sempre più necessari. Dove un membro della famiglia si apre, diviene canale di quest’opera di santificazione. Non può accadere a tutti insieme. Le donne sono maggiormente investite perché, più sensibili, consapevoli, ricettive, hanno accettato di rompere gli ingranaggi di connaturate consuetudini. Più assumono coscienza, più la fermezza interiore, spirituale, le renderà disponibili ad aiutare gli uomini ad aprirsi, a mettersi in cammino. Insieme dovranno ritrovare fiducia. Anche la Chiesa dovrebbe ascoltare di più le donne, chiamarle a portare la loro esperienza in situazioni decisionali. Proprio per la sua funzione materna ha bisogno della voce femminile. l’autrice Lladró, «Natività» (Valencia) Agnolo Bronzino, «Sacra Famiglia Panciatichi» (1541, circa) Implica ascolto, cura, tenerezza. Ma nelle case vuote dove i figli si arrangiano e i genitori rientrano stanchi, dove più non si desidera parlare, come può crescere il senso materno? La cultura che massifica spinge sempre all’esterno provocando gravi ricadute a livello psichico e spirituale. Dispersione, alienazione, perdita del senso del sacro. La famiglia è in crisi perché l’essere umano è in crisi. Ma è proprio a questo punto di smarrimento che si apre la via spirituale attraverso cui può attivarsi una rigenerazione. Gesù

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