donne chiesa mondo - n. 31 - gennaio 2015

L’OSSERVATORE ROMANO gennaio 2015 numero 31 Sua madre confrontava tutte queste cose nel suo cuore donne chiesa mondo In cammino Storia di miracoli A colloquio con Shirley Williams, una dei politici più amati in Gran Bretagna di L UCETTE V ERBOVEN Pur essendo baronessa e avendo diritto a essere chiamata Lady, non ama i titoli: «Faccio parte della Camera dei Lord per svolgere un lavoro, non per l’onore». Inoltre è cattolica in un Paese anglicano e non ha paura di dirlo: «Vado a messa ogni domenica perché credo negli obietti- vi del cristianesimo. L’opera di Cristo è diventata sempre più importante nella mia vita». Suo padre le leggeva brani della «Summa theologica» di Tommaso d’Aquino quando era solo una bambina di otto anni. Come vede oggi la sua educazione? Ero una bambina vivace. Mi arrampica- vo su tutto ciò su cui ci si poteva arrampi- care, dagli scaffali con i libri di mio padre alle tende o ai ponti! Non ho mai accetta- to di essere seconda a mio fratello. E nella mia famiglia non si è mai pensato che lui avrebbe frequentato una scuola migliore rispetto a me, o che io dovessi dedicarmi a lavori manuali. Prima dei tredici anni non mi ero mai resa conto che la maggior parte delle persone riteneva che le donne fossero meno intelligenti, meno coraggio- se, meno capaci degli uomini. Mi piaceva- no molto i dibattiti a casa, dove si riuniva- no tanti ospiti internazionali. Sin da gio- vane ho provato interesse per la politica. Si potrebbe dire che mia madre ha fatto di me una cristiana, mio padre una cattoli- ca. Era un uomo molto intellettuale, un professore di scienze politiche. Divenne cattolico da giovane perché convinto dall’opera di John Henry Newman. Perché è diventata cattolica e non anglicana come sua madre? Per via di mio padre. Era convinto che la sola Chiesa che potesse giustificare il suo essere una fonte permanente di pen- siero e di dogma cristiano fosse quella cat- tolica. Inoltre era internazionale, mentre una Chiesa meramente nazionale, quale era inizialmente la Chiesa d’Inghilterra, era contraria alla missione della Chiesa. Questo non significa che mio padre non fosse critico. Discuteva a lungo con me di teologia e sono diventata cattolica a di- ciott’anni. Parlandomi di san Tommaso, egli metteva insieme la sua religione e la sua politica. Qual è la combinazione tra le due? La politica dovrebbe essere la messa in atto di alcuni precetti del cristianesimo. Questioni come l’educazione dei bambini provenienti da famiglie disagiate o le buo- ne relazioni tra le diverse razze scaturisco- no da principi cristiani. Ma questi non si attivano se non si trova un modo per tra- sformarli in legge. Se credo nell’ugua- glianza assoluta delle razze è grazie alla visione cristiana che ogni essere umano, uomo o donna, nero o bianco, ha nel pro- prio cuore la divinità di Dio. Sono tutti creazioni divine. La politica mette in pra- tica la teoria; senza di essa il cristianesimo diventa ipocrita. La sua consapevolezza politica è stata in- fluenzata dal cattolicesimo. E la sua consape- volezza sociale? L’elemento del cattolicesimo che mi ha sempre molto attratta è la dottrina sociale della Chiesa. Negli anni Settanta dello scorso secolo sono stata in America latina: pensai che la teologia della liberazione fosse il cristianesimo messo in pratica. La cosa triste della teologia della liberazione è che in alcuni casi si è inclinata verso il marxismo, che ha sfornato una propria nuova élite. Poi ho compreso il pericolo della teologia della liberazione: il singolo essere umano ha perso la sua divinità, la qualità infinita di essere creato da Dio. A ogni modo, alcuni dei leader politici re- centi più interessanti sono venuti dall’America latina: Lula da Silva in Brasi- le o Michelle Bachelet in Cile. Sono im- pegnati nella guerra contro la povertà, tal- volta correndo loro stessi grandi rischi. Si identificano con la gente semplice, i lavo- ratori comuni. E da questo emerge una forma più ricca di cattolicesimo, che non dipende dal potere. È incoraggiante per la Chiesa che il Papa sembri andare al cuore stesso della struttura del Vaticano e porre domande difficili sulla Chiesa: riguarda il potere o riguarda l’amore? La Chiesa deve essere coinvolta nella politi- ca? È assolutamente necessario, ma nel sen- so di perseguire i principi secondo i quali i cristiani dovrebbero vivere. Per fare un esempio: l’arcivescovo di Canterbury, Ju- stin Welby, ha insistito sul fatto di far par- te del comitato parlamentare per le ban- che, dove pone domande fondamentali sulla bussola morale del settore bancario. Così, di fatto, un’importante figura eccle- siastica porta le regole e i principi propri delle Chiese cristiane nel mondo della po- litica e dice: «Dovete vivere anche secon- do standard morali!». Quali sono i racconti della Bibbia che preferi- sce? Stranamente i racconti della Bibbia non mi attirano tanto, ma ciò che ha avuto un forte impatto su di me è stato un libro sul Dio appassionato che mi ha dato un ami- co. La tesi di questo libro fa riferimento ai racconti biblici del Nuovo Testamento che coinvolgono le donne, dove gli apostoli dicono a Cristo: «Perché perdi il tuo tem- po a parlare con quella donna?». Vediamo ripetutamente Cristo trattare uomini e donne con pari dignità. Una volta che ci si allontana dal cammino di Cristo, si os- serva che le donne vengono spinte in se- condo piano. E questo è vero oggi: nella stessa Chiesa le donne non sono rappre- sentate nelle posizioni importanti. Nella sua autobiografia, lei racconta la sua esperienza durante la guerra. È stata dura! Fui mandata in America perché i miei genitori erano entrambi sulla lista nera della Gestapo. Mia madre, Vera Brittain, era una scrittrice famosa, ma anche una pacifista. Il presidente americano Franklin Roosevelt e sua moglie erano suoi grandi amici. Mio padre era un accademico che aveva persuaso gli Stati Uniti a unirsi alla guerra contro Hitler. Erano una delle po- che coppie non ebree sulla lista di quanti dovevano essere immediatamente uccisi se ci fosse stata un’invasione da parte della Germania. Nel 1940, caduta la Francia, tutti credevano che l’invasione sarebbe av- venuta al massimo entro tre mesi. I miei genitori volevano rimanere in Gran Breta- gna, ma volevano anche proteggere i loro figli. Così mio fratello, che aveva dodici anni, e io, che ne avevo nove, fummo mandati presso alcuni loro amici nel Min- nesota, dove rimanemmo per tre anni. Per tornare a casa, presi una nave neutrale che subì gravi danni durante una tempesta, così approdammo in Portogallo. L’aereo che avrebbe dovuto portarci a casa aveva a bordo il famoso attore Leslie Howard. Venne abbattuto e tutti morirono. Fummo quindi detenuti per due mesi in Porto- gallo. Fu allora che comprese che il mondo non era del tutto bello? Per molto tempo pensai semplicemente che era terribilmente bello. Avevo sempre pensato che la creazione fosse una cosa stupenda. Dopo la guerra, il governo la- burista britannico di allora mandò diversi giovani in Germania per vedere se poteva- no costruire una nuova relazione per il mondo post-bellico. Fui una di loro e at- traversai in macchina tutta la Germania in macerie per recarmi alla prima conferenza c’è una straordinaria storia di miracoli che si susseguono. Chi è Dio per lei? Fondamentalmente vedo Dio in termini di creatore, come nel dipinto di Michelan- gelo nella Cappella Sistina: il tocco che dà la vita agli esseri umani. Vedo anche Dio come strettamente collegato alle im- mense forze della natura. In termini più personali, la vita di Cristo è per me il cammino verso una qualche comprensione di Dio. Penso che la Chiesa in qualche modo sia stata una delusione — troppo materialista, troppo consapevole del pote- re — ma la vita di Cristo è il centro persi- stente della mia fede religiosa. Spero che la Chiesa istituzionale si avvicini di più al- la vita di Cristo e ponga al centro non il potere ma l’amore, e ritengo che ci sono segnali che ciò sta iniziando ad accadere adesso. È tra i politici più amati nel suo Paese: qua- le il suo segreto? Una delle cose che bisogna imparare come politico è l’umiltà quando si ascolta- no le storie di tante persone comuni. Non ho un segreto. La cosa importante da fare è ascoltare e non respingere gli altri esseri umani, poiché Cristo può abitare in cia- scuno di loro. La politica dovrebbe essere la messa in atto di alcuni precetti del cristianesimo Se credo nell’uguaglianza assoluta delle razze è grazie alla visione cristiana Mia madre che era anglicana ha fatto di me una cristiana Mio padre invece mi ha resa una cattolica Shirley Williams (Londra, 1930) è tra i politici più popolari del Regno Unito. Tra le prime donne a diventare ministro nel Governo laburista del 1974, nella autobiografia Climbing the Bookshelves (2009) e in God and Caesar (2003) racconta la fondazione di un nuovo partito politico, i Democratici Liberali. Professore emerito della Kennedy School of Government dell’università di Harvard, è membro attivo della Camera dei Lord del Parlamento del Regno Unito. donne chiesa mondo Alfonso De Lara Gallardo, «Donne in cammino» (1970) Formano quasi un’unica figura le due donne in cammino verso Betlemme ritratte — in questo delicato acquarello e tempera su carta — dall’artista spagnolo Alfonso De Lara Gallardo. Le braccia parrebbero disegnare una stella, raggi di fuoco che lambiscono il cielo ma che sono, al contempo, proiettati verso la terra. È il nostro saluto al nuovo anno, nel passo — lieve ma ben radicato — di un confronto che prosegue, facendosi sempre più denso. Un cammino che vorrebbe scandire il dialogo come una preghiera che domanda, loda, esige e ringrazia. Un cammino in cui, come ha scritto Adriana Zarri, «il senso felice dell’arrivo non si oppone al senso del cammino perché ogni arrivo è una tappa di un’ulteriore progressione, ma anche ogni tappa è un arrivo nel già raggiunto infinito. Allora il protendersi non è più insofferenza — fuga da — ma speranza: corsa verso. E l’indugiare non è un perditempo, una pigrizia, una pantofola calda: è il riposare nel nido di Dio». Purché il cammino sia insieme. Nel racconto pubblicato in queste pagine, suor Megumi, missionaria saveriana giapponese che ha vissuto per decenni in Brasile prima di tornare nel suo Paese natale, ci fa sapere che ogni anno in Giappone si suicidano quasi ventottomila persone. Una cifra spaventosa che rivela la tragedia di una crisi profonda, figlia della disperazione per la mancanza di veri legami. Inizia un nuovo anno dunque, nella speranza che il cammino insieme — nel dialogo e nel dibattito — ci trovi ben consapevoli di ogni passo. Un cammino che da questo numero — e per tutto il 2015 — sarà scandito da una nuova pagina teologica dedicata alla famiglia, realtà così centrale e così misteriosa, «un bellissimo azzardo» come la definisce monsignor Vincenzo Paglia, il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, che avvia la riflessione. «Gli affari — ricorda un personaggio di Philip Roth — andavano a rotoli, ma la famiglia no». Siamo pronte a fornirgli elementi che lo suffraghino. ( g.g. ) socialdemocratica della Ger- mania post-bellica, nel 1948, fino alla città di Hof, che si trovava nel settore america- no del Paese. Fu la prima volta che vidi la rovina tota- le della Germania, persone che vivevano in buche, chie- se e abitazioni in rovina. Ini- ziai a sentire che il primo obiettivo deve sempre essere la fine della guerra. Non so- no una pacifista, ma credo molto nella riconciliazione. Può fare qualche esempio? Nella mia vita ho visto quattro miracoli politici fon- damentali. Il primo è stato Gorbaciov, che permise il crollo dell’Unione Sovietica senza che nessuno venisse ucciso. Poi c’è stato l’abbat- timento del muro di Berlino. Quindi il sorprendente rila- scio di Nelson Mandela in Sud Africa e, più di recente, le misure per permettere agli europei dell’Est di entrare a far parte dell’Unione euro- pea. E, fino al dramma dell’Ucraina, tutto è avvenu- to in un contesto completa- mente pacifico. Lo dico per- ché le persone sono molto ciniche riguardo alla politi- ca, ma di fatto nella politica

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