Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

74 CLAUDIO NAPOLEONI Gli argomenti che ci eravamo proposti di trattare al principio del presente articolo sono così esauriti. Ma il discorso che abbiamo iniziato non sarebbe evidentemente completo, se non si parlasse ancora dei tentativi di teoria dinamica finora fatti, e particolarmente dei due che ci sembrano più importanti, cioè quello di Marx e quello di Schum!)e– ter 19 • Ciò potrà, semmai, essere oggetto di un ulteriore articolo. Tutta- è stato lui a sviluppare questi suggerimenti. Coloro che li hanno invece sviluppati hanno certo perduto quel senso della crisi scientifica in atto, che indubbiamente era presente in $raffa. Quest'ultimo ha perciò, nei confronti dei suoi successori, un rigore critico molto maggiore. l9 Ci si può chiedere il perché di quest'accostamento Marx-Schumpeter e perché, tra gli autori di teorie dinamiche, abbiamo citato solo questi due. Per quanto riguarda la prima questione, non .dobbiamo far altro che riportare il giudizio dello stesso Schum– peter su Marx: « Attraverso tutto ciò che è erroneo, o persino non-scientifico, nella sua analisi, scorre un'idea fondamentale, che non consiste né in una determinata teoria, né in un numero indefinito di singoli schemi non coordinati, né in una logica dell-.: quantità economiche in generale, ma consiste nella successione effettiva di questi schemi ovvero nel processo economico così come esso si svolge, determinato dal suo stesso corso, durante il tempo storico, producendo ad ogni istante quello stato che di per sé stesso determinerà lo stato successivo. Così, l'autore di tante concezioni erronee fu anche il primo a intravedere ciò che oggi è ancora la teoria economica del futuro, per la quale noi, lentamente e laboriosamente, stiamo accumulando pietre e cemento, fatti statistici ed equazioni funzionali» (Capitalism, Socialism and Democracy, p. 43). Senza approfondire qui la questione dei rapporti tra Schumpeter e Marx, risulta evidente che è lo stesso Schumpeter a rilevare un'affinità, se non di teorie determinate, per lo meno di impostazione, tra se stesso e Marx; già nella Teoria dello sviluppo economico, egli, dopo aver sottolineato le differenze tra la propria impostazione e quella che è implicita negli elementi dinamici presenti nelle dottrine di J. S. Mili e J. B. Clark, aveva aggiunto: « La mia impostazione del problema è più vicina a quella di Marx, giacché secondo lui esiste uno sviluppo economico interno e non un semplice adattamento della vita economica al mutamento dei dati » (p. 60, n. dell'edizione inglese, Cambridge, Mass.). Per quanto riguarda la seconda questione, ci sembra di poter rilevare che tra l'impostazione dinamica di alcuni autori moderni (Harrod, Hicks, Timbergen, Samuel– son, ecc.) e quella di Schumpeter (e Marx) esista una differenza importante. Samuelson così definisce la dinamica: « L'essenza della dinamica consiste nel fatto che i valori delle variabili economiche in punti differenti del tempo sono tra loro posti in relazione funzionale; o, il che è lo stesso, nel fatto che vi sono relazioni funzionali tra le va– riabili economiche e i loro saggi di cambiamento, le loro 'velocità', le loro 'accelerazioni', o le loro 'derivate delle derivate' di ordine superiore»,. (« Dynamic Process Analysis » in A Sttrvey of Contemporary Economics by H. S. Ellis, p. 354). Da questa definizione, come del resto da tutta l'opera di questi autori, risulta che il problema principale di cui essi si occupano, è quello di approntare dei metodi analitici sufficienti alla descri– zione quantitativa di certi processi assunti come dati. Ciò risulta confermato dalla defi– ni:r:ione, ancor più formalistica e generica di Hicks: « Chiamo 'statica economica' quella parte della teoria economica in cui non è necessario preoccuparsi di apporre delle date ai fenomeni; chiamo 'dinamica economica' quella parte della teoria in cui ogni quantità deve essere datata» (Valtte and Capitai, p. 115). Viceversa per Marx e per Schumpeter i processi dinamici, quelli cioè che, per dirla con Schumpeter, strappano il sistema economico dai binari consueti del circular flow, non sono assunti come dati, ma costi– tuiscono precisamente ciò che si tratta di « spiegare »: di essi cioè bisogna trovare la causa e non solo il metodo di misurazione. Tanto in Marx che in Schumpeter c'è insomma il tentativo di dar ragione della sistematicitiJ con la quale la realtà economica BibliotecaGino Bianco

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