Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
SUL SIGNIFICATO DELLE DOTTRINE DELLA CONCORRENZA IMPERFETTA 71 fare non è stato che un estremo perfezionamento analitico della teoria statica, con l'aiuto dello strumento matematico. È chiaro viceversa che l'errore empiristico dei classici non deve essere accolto, e va respinto in un'astrazione scientifica vera. Il che vuol dire che la realtà economica, soggetto della scienza economica, non può essere vista in modo es~enzialmente statico, ma va vista in modo essen– zialmente dinamico. Ciò non significa naturalmente, che ogni consi– derazione statica vada esclusa dalla teoria economica, non foss'altro perché la configurazione statica è il limite che il processo dinamico, comunque definito, deve sempre superare. Noi non possiamo dare qui una definizione economica di dinamica, sia perché ce ne mancano le forze, sia perché non esiste nella produzione economica corrente un'ana– lisi dinamica che sia anche lontanamente paragonabile, per rigore, alle analisi statiche fin qui fatte. Questo però non indebolisce in nulla i giudizi che abbiamo formulato, perché non c'è dubbio che la realtà economica, in quanto realtà umana, in quanto cioè attività umana con– siderata dal punto di vista economico, deve essere concepita in accordo con la caratteristica essenziale di questa attività, che è un processo di sviluppo e di superamento continuo di qualsivoglia posizione raggiun– ta, anche se questa appaia ottima quando venga fotografata nell'istante 15 • Ciò posto, noi possiamo riassumere nei termini seguenti il valore e il limite della teoria economica classica e neoclassica: 1) il valore sta nel fatto che essa tiene fermo il principio che il soggetto della scienza economica è la realtà economica, come ciò che è presente in qualsiasi sistema economico. particolare; 2) il limite sta nel fatto che, già nei classici e poi in modo com– piuto nei neoclassici, tale realtà è considerata e descritta come realtà statica. Il primo è un valore, perché senza l'astrazione universalizzatrice, la scienza finisce di essere scienza, e perché ciò da cui la scienza eco- 111 Si badi bene a non confondere questa posizione con altre posizioni, storicamente verificatesi le quali, respingendo la razionalità e scientificità dell'analisi statica, sbocca– vano nell'affermazione di una realtà economica in perpetuo movimento e in perpetuo disquilibrio non suscettibile di essere sottoposta a leggi scientifiche universali e finivano quindi, nella pratica, in posizioni corporative. Esse perciò stavano ancora completamente dentro l'errore di identificare la legge scientifica universale con la legge di un sistema statico, e la rottura della statica veniva da esse compiuta in modo irrazionalistico e scientificamente non valido, iperché tale rottura della rtatica comportava, per esse, la rottura della scienza. Laddove è chiaro che del processo dinamico è possibile, per prin– cipio, dare un'analisi scientifica altrettanto rigorosa di quella finora data per la con– figurazione statica. Biblioteca Gino Bianco
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