Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
70 CLAUDIO NAPOLEONI non potevano rinunciare alla ricerca dell'universale, ma, in quanto imbevuti di quella filosofia empiristica che non riesce a fondare l'uni– versale, identificavano immediatamente l'universale economico col parti– colare storico e, una volta effettuata questa identificazione, era la stessa impostazione utilitaristica ed edonistica propria dell'empirismo morale che li spingeva a ricercare ed accentuare ciò che tende a portare il sistema economico verso una posizione di equilibrio definitivo e quin– di ottimo. Ciò che i neoclassici fecero fu di precisare e rendere esplicita l'idea, già implicita nei classici, che l'analisi economica dovesse consistere nel determinare le condizioni dell'ottimo economico e di porre esplicita– mente tali condizioni come universali e valevoli per qualsiasi sistema economico particolare (Pareto). Conseguentemente essi isolarono e defi– nirono in modo rigoroso gli elementi s_taticiche erano presenti, per le ragioni viste, nell'analisi classica. Non fa allora meraviglia che l'ipotesi di pura concorrenza fosse così universalmente accolta, perché, come abbiamo visto nella prima parte di quest'articolo, essa è l'unica che permette di fondare in modo teorico rigoroso l'analisi di un intero siste– ma economico in equilibrio. Perciò la ragione vera per la quale i neo– classici accettarono lo schema concorrenziale, definendolo più perfetta– mente di quanto non avessero fatto i classici e ponendolo gelosamente a base della loro costruzione, sta nel fatto che il carattere statico del– l'analisi e l'ipotesi concorrenziale pura p1·ovengono dalla rndice tmi'ca di una medesima impostazione teorica, e non sono che due facce della stessa medaglia. In tal modo i neoclassici uscivano della identificazione tra la realtà economica, di cui la loro teoria si occupava, e un sistema economico particolare. Ma era questo il solo modo di uscirne? e, anzi, era questo il modo vero di uscirne? La risposta dev'essere negativa. In realtà i neoclassici, nell'operare la loro astrazione scientifica, hanno descritte. la realtà economica come una realtà statica in equilibrio e quindi, pur respingendo l'identificazione classica tra la realtà economica e il siste– ma particolare, hanno però accettato dai classici il frutto di questa iden– tificazione, che è appunto la statica. In termini culturali generali, hanno respinto, in modo dichiarato, l'impostazione empiristica della scienza, ma hanno poi accettato, mutuandole dall'empirismo classico, le conse– guenze di questa impostazione. Perciò tutto quello che hanno potuto BibliotecaGino Bianco
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