Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

66 CLAUDIO NAPOLEONI ma di costo più profitto di monopolio. Poiché con ciò veniva intro– dotta una nuova incognita (il profitto), egli cercò di determinarla, scri– vendo una nuova equazione che desse la condizione di profitto massimo (la quale esprime ciò che oggi si chiamerebbe l'uguaglianza tra costo marginale e ricavo marginale). Giustamente Triffin 11 critica questa soluzione, sulla base del fatto che l'equazione del massimo profitto è valida anche nel caso di concorrenza pura e che quindi non ci fa cono– scere nulla di nuovo. Triffin così continua: « Contrariamente a quanto crede Pareto, la sostituzione delle ipotesi monopolistiche a quelle di libera concorrenza ci priva, senza compenso, del gruppo di equazioni che definiscono il livello dei profitti delle aziende. Si assumeva che questi profitti fossero nulli nel caso della concorrenza, a causa della free entry; la sostituzione del monopolio alla concorrenza vuol dire la sostituzione di un intero gruppo di possibilità di profitto alla più precisa condizione implicita nella free entry. In ambedue i casi il ragio– namento analitico è impotente a determinare il livello delle opportunità di profitto. Tutto ciò che esso può fare è di determinare l'effettivo am– montare dei profitti (al punto di massimo), una volta che queste oppor– tunità siano state empiricamente accertate caso per caso» (Egli aggiun– ge in nota che « in termini grafici, le opportunità di profitto sono indi– cate dalla posizione relativa delle curve di costo e di vendita»). Nel caso di concorrenza pura non c'è bisogno teo1'ico di questo ricorso al– l'indagine empirica perché, per ipotesi, le opportunità di profitto (me– glio: rendita) si sono annullate (si ipotizza che le due curve siano tan– genti); questo non 1 è evidentemente il caso per il monopolio, che lascia infinite possibilità circa le opportunità di profitto. Le osservazioni di T riffin possono essere precisate così: la teoria matematica del/'equilibrio generale presuppone che le posizioni relative delle curve di costo e di ricavo siano determinate (siano uno dei « dati » del problema). In concorrenza perfetta queste posizioni possono essere stabilt'te in modo rigoroso in sede di teoria economica, con la conse– guenza che diviene possibile dare forma analitica precisa alle equazioni dell'equilibrio che esprimono il comportamento delle aziende. Nel caso del monopolio invece quelle posizioni relative restano, in sede di teo– ria, del tutto indeterminate, con la conseguenza che è impossibile pre– cisare la iorma analitica delle equazio;zi relative; al che si potrebbe porre 11 Op. cit., pp. 160-1. BibliotecaGino Bianco

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