Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

SUL SIGNIFICATQ.,DELLE DOTTRINE DELLA CONCORRENZA IMPERFETTA 61 In connessione con questa impostazione sorgono varie questioni, su una delle quali dobbiamo intrattenerci perché è importante per le idee che dovremo svolgere. Le dottrine di cui ci stiamo occupando sono sorte nell'ambito della tradizione marshalliana. Generalmente ci si riferisce a questa tradizione come a quella degli « equilibri parziali », in contrapposizione alla tra– dizione walrasiana-paretiana dell'« equilibrio generale». La differenza sta nel fatto che, mentre la prima si occupa delle condizioni di equili– brio dell'azienda singola e poi di quelle dell'industria cui l'azienda ap– partiene, la seconda si occupa delle condizioni di equilibrio di tutto il sistema economico nel suo complesso. Quando si applica la tecnica degli equilibri parziali al caso di concorrenza pura, si suol distinguere tra equilibrio di periodo quasi-lungo ed equilibrio di periodo lungo: nel primo caso si ha solo un equilibrio di aziende (ciascuna porta il costo marginale a coincidere col prezzo) e ciascuna azienda può avere redditi nulli o positivi a seconda della posizione delle rispettive curve del costo medio. Invece il ramo d'industria cui le aziende in questione apparten– gono non è in equilibrio: infatti per equilibrio del ramo di indu– stria si intende la stabilità del numero delle aziende che lo compon– gono, e in questo caso nuove aziende sono attirate nell'industria pro– prio a causa dei redditi- delle aziende non marginali. In periodo lun– go tale processo di entrata è cessato, il che vuol dire che tutti i pro– fitti sono stati annullati: il costo medio è uguale al prezzo e si dimo– stra che il punto di tangenza della curva del costo con la retta del prez– zo corrisponde al costo medio minimo. Ora ci si può chiedere, se nel caso di concorrenza monopolistica, si può affermare qualcosa di analogo circa le condizioni di equilibrio. Chamberlin affronta il problema per approssimazioni successive. Egli prima suppone che tutte le aziende del gruppo (sia quelle esistenti in un dato momento, sia quelle che sorgono attirate dai profitti delle pri– me) abbiano identiche curve di domanda individuali e identiche curve di costo 3 ; in questo caso egli ammette che esista un equilibrio di grup-– po con profitti ridotti al livello concorrenziale. Poi suppone che le curve suddette abbiano una diversa posizione rispetto alle coordinate, o una diversa elasticità 4 ; anche in questo caso egli ammette la scomparsa dei profitti monopolistici, anche se i prezzi e le quantità prodotte da parte 8 The Theory of Monopolistic Competition, pp. 82 segg. 4 Ibidem, p. 110. Biblioteca Gino Bianco

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