Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

♦ 60 CLAUDIO NAPOLEONI il sistema è tutt'affatto diversa da quella della concorrenza perfetta o del monopolio. Nello studio di tali forze, i vari autori pongono l'accento su fatti alquanto diversi e impiegano una diversa terminologia; così la Robin– son preferisce parlare di imperfezioni di mercato, mentre Chamberlin di differenziazione di prodotti (da cui rispettivamente le frasi « con– correnza imperfetta » e « concorrenza monopolistica ») 1 , ma, al fondo, di ognuno c'è, essenzialmente, lo stesso problema, sia pure trattato con tecniche ed accentuazioni diverse: cioè il problema di esaminare il comportamento di un'azienda che, da un lato, ha un certo grado di monopolio sul proprio prodotto (per imperfezione di mercato o diffe– renziazione che sia) e, dall'altro lato, deve in qualche modo risentire, a differenza del monopolio puro, del comportamento di altre aziende, comportamento che la influenza tanto più, quanto maggiore è la sosti– tuibilità del proprio prodotto con i prodotti di queste altre aziende. Tale problema, come ricorda Sraffa, era già stato intravisto da Marshall, allorché affermava: « Quando prendiamo in esame il singolo produt– tore, dobbiamo accoppiare la sua curva di offerta, non con la curva generale di domanda della sua merce.in un vasto mercato, ma con la curva particolare di domanda del suo proprio mercato speciale». È per· l'appunto questo concetto del mercato speciale «attaccato» a cia– scuna azienda, il concetto che, nella dottrina della concorrenza mono– polistica, è destinato a scardinare l'importanza che i classici avevano dato alla pura concorrenza nella spiegazione del funzionamento del sistema economico. Non più dunque un grande mercato unico che im– pone il suo prezzo alle tante aziende da esso comprese, ma tanti mer– cati particolari, nei quali ogni azienda deve fronteggiare un'intera curva di domanda e su di essa, oltre che naturalmente sui propri costi, deve determinare il proprio comportamento diretto a massimizzare il suo reddito 2 • 1 Per la sostanziale analogia che c'è tra le imperfezioni di mercato della Robinson e la differenziazione dei prodotti di Chamberlin, vedi TRIFFIN, Monopolistic Competi– tion and Generai Equilibrium T heory, pp. 40-4 I. 2 Negli ultimi anni sono sorti studi diretti a mostrare che l'attività dell'azienda non è, o non è solo, diretta alla massimizzazione del reddito. In proposito si veda R. A. GoRDoN, <tShort Period Price Determination in Theory and Practice » American Eco• nomic Review, voi. XXXVIII (1948) n. 3 e la bibliografia ivi citata a p. 265 (special– mente F. MACHLUP, « Marginai Analysis and Empirica! Rescarch » Am. Ec. Review, voi. XXXVI n. 4); e inoltre R. A. LESTER, « Equilibrium of the Firm » e J. S. BAIN, « A note on Pricing in Monopoly and Oligopoly », ambedue in Am. Ec. Review, voi. XXXIX (1949) n. 2. Su questa questione si vedano le note 13 e 17 più oltre. BibliotecaGino Bianco

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