Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

RITRATTO DI MACHIAVELLI 53 non si discostava gran che da quella di tutti gli altri principati ita– liani. Machiavelli lo stesso ragionamento non avrebbe potuto farlo sulla Chiesa e sulla sua politica, poniamo, al tempo di Ildebrando o anche di Bonifazio. Ma andiamo avanti. Vogliamo dire che la separazione violenta della politica dalla mo– rale, della politica dall'ideologia, della politica dalla religione, non porta già alla creazione di una scienza politica quanto a quella di una tecnica politica. Perché, mentre è più che dubbio che la scienza possa svinco– larsi o comunque ignorare i valori etici, la tecnica, come quella che si occupa soltanto dell'esecuzione e non si impaccia di quello che viene prima e dopo di essa, è per natura indifferente e amorale. La tecnica, non è che un momento del processo scientifico e nemmeno il più im– portante. Ora ricordando come, attraverso l'esame della «Mandragola» e delle opere minori abbiamo definito Machiavelli non già immorale ma esausto moralmente, ci spieghiamo come egli abbia potuto operare quella separazione e dare tanta importanza alla tecnica della politica. La tecnica, valida certamente ove si parli della costruzione di una mac– china o dell'imbrigliamento di un fiume, non ha a parer nostro altro valore che quello meramente negativo di una costrizione e di una falsi– ficazione se applicata alle cose che siamo costretti a chiamare le cose dello spirito. Ma chi sono coloro che più volentieri applicano la tecnica alle attività che con la tecnica nulla hanno da fare? proprio quegli uo– mini in cui la coscienza morale o è in via di spegnersi o deve ancora nascere, in cui le forze dell'intelletto squilibrate dalla carenza di altre forze più profonde, si fanno arbitrarie e gratuite. La tecnica, questa chiave che apre tutte le porte fuorché quelle dello spirito, è la divinità soprattutto degli uomini e delle nazioni esauste o barbare, di coloro cioè in cui, sia per stanchezza ~ia per primitività, la vita morale è quasi spenta o ancora da venire; ma gli uon;iini e le nazioni di civiltà intera si servono della tecnica non la mettono sugli altari. La tecnica, d'altra parte, in questi uomini e nazioni o_esauste o primitive, lusinga l'argo~ glio che crede per rriezzo di essa di scavalcare lo spirito e raggiungere meccanicamente gli stessi risultati da altri ottenuti per le vie lente e segrete della cultura e delle virtù dell'animo. In senso largo, questi uomini e questi popoli sono profondamente irreligiosi: dando alla pa– rola irreligione il significato di uno scetticismo completo o anche di una completa ignoranza. Il Guicciardini, a cui bisogna per forza rifarsi parlando di Ma- Biblioteca Gino Bianco

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