Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

52 ALBERTO MORAVIA tane e dagli stessi principati italiani, un'ideale figura di statista capace di cacciare i barbari e unificare l'Italia. Del patriottismo di Machiavelli qui non si dubita; come, del resto, di tutte le aìtre quaiità e di tutti gli altri meriti che gli sono stati via via attribuiti in maniera molto con– vincente dalla critica di questi ultimi decenni. Quello che a noi preme di dimostrare non è tanto che queste qualità e questi meriti non ci siano quanto che essi non bastano a bilanciare certi caratteri psicologici ad essi preesistenti, dai quali derivano tutte le contraddizioni e gli eccessi del cosiddetto machiavellismo. In altre parole, per noi la macchina gran– diosa della dottrina machiavellica è mossa da un motore che nulla ha c.he fare con la politica. Donde il carattere esplosivo, lirico, perentorio del « Principe »; proprio come se, dopo aver montato la macchina e prestabilito ogni cosa, il mo~ore si fosse messo a girare per conto suo, in maniera imprevista e violenta, mettendo in pericolo l'intera co– struzione. Machiavelli, nel « Principe », discorre parecchio dei var1 modi per conquistare e tenere il principato e dei casi che intervengono in queste faccende. Nell'enumerazione dei var1 generi di principati, cita anche i principati ecclesiastici. Ed abbiamo qui il celebre e ironico brano sugli stati della Chiesa: « Costoro soli hanno stati e non li defendano; sud– diti e non li governano; e li stati per essere indifesi, non sono loro tolti; e li sudditi per non esser governati, non se ne curano. Solo adun– que questi principati sono sicuri e felici. Ma essendo quelli retti a ca– gioni superiori, alle quali la mente umana non aggiunge, lascerò di parlarne; perché sendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe offìzio di uomo presuntuoso e temerario discorrerne ». Ora in questo brano, oltre all'antipatia e al rancore di Machiavelli per la Chiesa e la sua politica italiana e mondiale, si deve ravvisare un'ultima condanna definitiva della politica medievale, indivisibile proprio da quelle « cagioni supe– riori alle quali mente umana non aggiunge». Voglio dire che, in form·a negativa, vi si rispecchia la distinzione tra politica e morale, tra politica e religione, tra politica e ideale, che è il più solido fondamento della gloria di Machiavelli e della sua scienza politica. Osserviamo di pas-. saggio che il giudizio di Machiavelli sugli Stati della Chiesa benché brillante e giustificato dalla lunga costrizione medievale, è storicamente infondato perché egli considera quegli stati proprio nel momento in cui tutte le ragioni storiche, psicologiche, morali, politiche, culturali erano venute meno e la politica papale, così nella pratica come nei fini, BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy