Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

48 ALBERTO MORAVIA profondamente inaridito quanto agli effetti privati, alla religione e alla coscienza etica. Il « Principe >l e le altre opere politiche sono un tenta– tivo magnificamente riuscito di galvanizzare questo animo per mezzo della sola passione che ormai vi albergava: la passione politica. Potremmo accettare la passione politica di Machiavelli come un dato di fatto ovvio. Machiavelli era nelle faccende politiche, nutriva ambizioni politiche, non si occupava altro che di politica; che meravi– glia che ne avesse la passione? Ma ci sembra che il fatto non sia così semplice. Anche il Guicciardini era un uomo politico di professione al pari di Machiavelli; eppure quella passione in lui non esiste o co– munque, dato che esista, è subordinata ad una chiaroveggenza serena e triste. Il problema della passione politica di Machiavelli è in fondo Io stesso della sua scienza politica: ove sia legittimo subordinare alla politica ogni altro valore e affetto; perché questo avvenga; e, quando avvenga, fino a che punto la politica possa sopperire alle deficienze che questa sua supremazia sottintende. Per chiarire questo punto, il para– gone con Guicciardini ci torna utile. Il Guicciardini era di tempra assai diversa da Machiavelli. Ing~gno meno veemente, meno immaginoso, meno artistico, aveva tuttavia, forse per questo, una personalità morale più integra, una coscienza più acuta, un'intelligenza più equilibrata. Quella sua stessa adorazione del « particulare » attesta in fondo un rispetto della libertà umana che sarebbe impossibile ritrovare in Machia– velli. È vero che il e< particulare » non sembra essere altro che l'insieme degli interessi materiali dell'individuo; ma nulla vieta di pensare che in condizioni più favorevoli, il cc particulare » possa significare gli' svi– luppi della personalità morale. Il ripiegamento del Guicciardini sulla felicità individuale è in fondo un atto di ottimismo; il « particulare » a prima vista può apparire niente altro che un egoista; ma, dopo esame, si vede che è tuttavia un uomo, mentre il suddito del principe non è uomo bensì inerte materia. E per questo, mentre dal suddito non ci si può aspettare nulla, dal « particulare », ove i tempi lo permettano e quella sua schiva colti~aztone dei propri privati interessi abbia dato i suoi frutti, ci si può aspettare un rinnovamento profondo che di rim– balzo rinnovi tutta la nazione. e< A Cesare quel che è di Cesare» sembra voler dire il Guicciardini; ma non è questa anche la risposta del cri– stianesimo a tutti coloro che vorrebbero risolvere la cosa pubblica prima di quella privata? Il cc particulare » non ha passioni e meno che mai passioni politiche; egli deve anzitutto salvarsi; l'uomo di Machiavelli BibliotecaGino Bianco

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