Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

46 ALBERTO MORAVIA molti ne hanno a avere cura » dice fra Timoteo, dopo essersi lasciato trascinare del mezzano Ligurio prima a promettergli un aborto e poi l'artifizio della mandragola. Ora tutto questo avrebbe potuto essere sa– tirico oppure addirittura straziante se, come un diamante sopra un ve– tro, avesse inciso sopra una riprovazione, una sensibilità morale, una fede di Machiavelli; se, cioè, Timoteo nella sua piccolezza e abiezione avesse campeggiato contro lo sfondo di qualche gran fatto che stesse a cuore a Machiavelli. Ma qui non si sente che il vuoto. Machiavelli per descrivere la trappola atroce in cui si è lasciato attirare il frate, non sa trovare altro che due sentenze di prudenza politica (« mi fece intignere el dito in uno errore, donde io vi ho messo el braccio », « quando una cosa importa a molti, molti ne hanno a avere cura »); Machiavelli in mancanza di rapporti suoi con il personaggio di Timoteo, si limita a copiarlo dal vero, componendolo con gli elementi crudi della realtà; Machiavelli, insomma, non freme scrivendo il monologo di Timoteo, lo scrive davvero sulla carta e non sulla propria carne. La figura di Timoteo, per tutti questi motivi risulta arida ed em– brionale, senza profondità, più che descritta, quasi graffita malamente sopra una pietra ingrata. E le cose non vanno meglio con gli altri per– sonaggi. Si veda per esempio Lucrezia. Alla religione di Timoteo do– vrebbe far riscontro l'innocenza di Lucrezia. E se le ragioni storiche possono giustificare l'irreligiosità di Machiavelli, non sappiamo davvero– quali ragioni si possono addurre per motivare la sua mortale indiffe– renza per l'innocenza oltraggiata della moglie di Nicia. La quale, in– vero, ci è descritta per bocca di Callimaco come « onestissima e al tutto, aliena dalle cose d'amore», ma poi, a guardar bene, si rivela soltanto sciocca. Sciocchezza, insipienza, melensaggine, sono questi i tratti che fanno la spia all'estenuato senso etico di Machiavelli. Anche le donne· del Boccaccio ci sono spesso presentate come « onestissime n e poi si pa– lesano soltanto stupide, per non dir peggio; ma si veda come questa. stupidità che si cambia in corruzione, è descritta argutamente; con quanta gioia, quanto spirito, quanto distacco, quanto gusto. Boccaccio,, oltre che maggiore artista, ha una sensibilità morale più fresca, più intatta. Lucrezia invece è sciocca perché Machiavelli l'ha voluta fare virtuosa; è sciocca non per colpa sua ma per colpa di Machiavelli; è sciocca per deficienza di rappresentazione e di sentimento. Essa non ha coscienza né sentire morale, pende meccanicamente dalle labbra del suo confessore, accetta una condizione inverosimile con uno sgomento. BibliotecaGino Bianco

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