Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

CROCE E MARX 23 La prec1S1onedel rilievo di Gramsci tuttavia non guadagnerebbe <la queste aggiunte nulla di essenziale. Infatti, l'accusa di «economicismo» è ovviamente contenuta, anche se non in modo esplicito, in quella di materialismo; e, quanto all'ac– cusa di «filosofismo», è noto a chiunque possegga una certa dimesti– chezza con le categorie crociane che essa risulta perfettamente conver- . tibile, fino al punto di lasciarsi definire nei medesimi termini 8 , con l'accusa di «scientismo» (la quale del resto rappresenta assai meglio, sia sul piano storico che su quello teoretico, l'opposizione di fondo su– scitata nella cultura europea dal pensiero di Marx) 9 • L'intero sistema critico elevato dal Croce contro questo pensiero si può quindi correttamente ridurre alle tre accuse riferite da Gramsci ed anzi, se si vogliono considerare quelle che offrono le determinazioni essenziali più rigorose, alle prime due di esse, (la terza - l'accusa di « ritorno al medioevo intellettuale », cioè di « teologismo » - non è che un equivalente generico delle altre). Per semplificare al massimo il discorso non ci resta allora che usu– fruire senza indugio di questa possibilità, incominciando col porre il problema decisivo della nostra ricerca nei termini che Gramsci stesso suggerisce. Ci chiederemo dunque perché, ossia per quali motivi teore– tici, « Croce rimproveri alla filosofia della prassi » : I) un errore scienti– stico; II) un errore materialistico. Trovare questi motivi, come vedremo, significherà avere m mano la chiave di tutti i problemi ulteriori. Prima dì cercarli però converrà 8 Cioè come « conversione dei concetti empirici in concetti puri ». La fondamentale omogeneità dalla filosofia della storia e dello scientismo risiede per Croce nel fatto che entrambe scambiano la « logica naturalistica » o formale con la logica dialettica, e inten– dono la realtà storica come una serie di fatti esistenti separatamente dal pensiero che li pensa, sebbene la filosofia della storia impieghi per collegare questi fatti la « bacchetta magica della finalità », a differenza dello scientismo che impiega invece « il cemento della .91,!Salità ». Anche questa differenza del resto finisce per annullarsi nel momento in cui la ricerca causale si rovescia, come non può non rovesciarsi perché si possa conferire un qualche significato ai fatti da essa deterministicamente congiunti, nella ricerca dei fini. e viceversa. Lo scritto forse più chiarificante sul rapporto che intercorre tra filosofia della storia e scientismo è il capitolo sulla « Genesi e dissoluzione ideale della filosofia della storia », in Teoria e ston·a della storiografia, p. 53, Laterza, Bari, 1927. Ma questo rapporto può tro– varsi illustrato più o meno ampiamente anche in molti altri luoghi, che è superfluo citare. 9 È noto infatti che la maggior parte dei critici del marxismo ha sempre teso a respingere il marxismo assai più verso il quadro delle posizioni positivistiche che verso il quadro delle posizioni hegeliane. Non a caso è cosl frequente e metodica nella lettera– tura marxistica l'accusa rivolta ai critici di scambiare il marxismo col meccanicismo. . BibJiotecaGino Bianco

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