Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
CROCE E MARX 21 Vorrei ora avvalermi delle conclusioni già raggiunte per cercare di definire la verità e l'errore dell'antimarxismo e per indicare poi som– mariamente i principi essenziali della posizione filosofica che ritengo possa dirsi, rispetto sia al marxismo che all'antimarxismo, superiore (nel senso sopra precisato). Al fine di cogliere nel modo più rigoroso possibile i lineamenti teo– retici dell'antimarxismo prenderò in esame il pensiero di B. Croce. Ecco le principali ragioni di questa scelta. Innanzi tutto, B. Croce è un idealista; non certo il solo del nostro tempo, ma senza dubbio l'unico che nel nostro tempo abbia saputo sviluppare il discorso filosofico in modo non puramente analitico 4 nei confronti della matrice hegeliana. In altre parole, fra coloro che hanno proseguito, raccogliendone l'eredità essenziale, la filosofia classica tede– sca, B. Croce è il più ricco di vigore speculativo; colui quindi che può venire meglio di ogni altro considerato l'esponente maggiore, per usare una espressione di Gramsci, del « momento mondiale odierno dell'idea– lismo», In secondo luogo, B. Croce è l'unico fra tutti i filosofi dell'idealismo (compreso quello classico) ad avere scelto come soggetto specifico e fondante del suo sistema la realtà storica e la sua conoscenza. È questo il motivo per cui egli è riuscito a sentire nella misura massima fino ad ora possibile la decisività del marxismo nella storia della cultura, e per cui la preoccupazione di quella dottrina costituisce una delle vene più profonde e continue dell'intera sua opera. Nessun filosofo contempora– neo ha infatti tanto sofferto, oltre che combattuto, il pensiero del grande anlagonista di Hegel; e non è un caso che la sincerità della sua passione critica gli abbia consentito di essere in origine anche il più classico, il più consapevole e il più influente 5 dei revisionisti. A causa di tale motivo pertanto egli può venir reputato non solo il massimo esponente attuale dell'idealismo, ma anche l'autore della più ampia e rigorosa ri– sposta che l'idealismo abbia mai dato al marxismo. verità e dell'errore del marxismo (e anche dell'antimarxismo) solo nel senso della mas– sima estensione. 4 Come ha fatto invece, per esempio, G. Gentile, il quale è certo assai più « coeren– te », rispetto alle premesse logiche materiali dell'hegelismo, di quanto non sia il Croce, ma appunto per ciò è assai meno ricco di lui sul piano dell'adeguazione formale con la realtà. Sommamente rivelatrice, a tale proposito, è la polemica gentiliana contro i « distinti ».. 5 È nota l'influenza dei primi saggi critici sul marxismo scritti dal Croce nel 1896 su Bernstein e Sorel, ossia sui due massimi propugnatori del revisionismo europeo di destra e di sinistra. BibliotecaGino Bianco
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