Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

DOCUMENTI 185 dalle Idee astratte concretamente realizzate. L'Idea divina d'un essere reale include l'esistenza senza la quale non sarebbe che un puro possibile e l'idea divina d'un essere possibile include anche l'esistenza, mediante la quale, se fosse creato, sarebbe un essere. Ecco perché ogni essere reale, nella sua pit1 segreta e profonda intimità, è un'emanazione della, fecondità creatrice supre– ma cui deve, ad un tempo e inseparabilmente, di essere e di essere quello che è. Qui, la metafisica delle cause e quella dell'essere coincidono, poiché ogni essere si comporta dal canto suo come un atto di esistenza e, nei limiti della sua essenza, coopera come causa alla fecondità dell'universo in seno al quale si trova egli stesso situato. Il mondo nato da una tale causa presenta. questo carattere specifico di essere e di durare, ciò che non furono mai quelli di Aristotele, di Leibiniz e di Wolff, uno tra un'infinità di altri universi pos– sibili la cui struttura è per noi imprevedibile. Un'estrema libertà presiede alla sua nascita, e perfino alla scelta delle essenze cui attinge la sua struttura intelligibile. Questa libertà, egli non l'ha semplicemente subita una volta per tutte, ma vi partecipa a modo suo. La sua storia non ne è che lo sviluppo nel tempo. Per chi preferisce questa interpretazione dell'essere come la più com– prensiva e di conseguenza la più realmente intelligibile, ciò che è metafisico non è il residuo astratto che si otterrebbe trattando il concreto con una dia– lettica puramente concettuale. Appare al contrario, anche nel fisico stesso, come la causa ultima della sua esistenza e di ciò ch'egli è. È per la sua pre– senza e la sua efficacia che c'è essere e che ci sono degli esseri. È vero che questi esseri sono delle cose e che non possiamo non immaginarci l'essere stesso, quali che siano le nostre pretese all'intellezione pura, altrimenti che come una specie di cosa che non sarebbe nient'altro che una cosa, senza essere né questa né quella, insomma la cosa in sé. Ma se le svariate espe– rienze metafisiche di cui è cosparsa la storia dell'ontologia comportano un insegnamento è certamente questo: che in ultima analisi le cose non possono essere concepite come fatte di cose. L'atto di esistere non è una' di queste cose, e neanche l'essenza. Res et essentia, queste due nozioni che vengono tra le prime al pensiero, non sono tuttavia le ultime cui esso giunge nel suo sforzo per concepire l'essere. Ogni essere esi6te grazie alla fecondazione di una essenza attraverso un atto d'esistere. Se si può qui parlare d'un vero progresso metafisico, lo si può nel senso che, senza nulla sacrificare dei risultati ottenuti dalla speculazione greca, questa posizione sembra essere la sola che possa riconoscere le più preziose conquiste della filosofia moderna. Platone, Aristotele e Plotino hanno vist() BibliotecaGino Bianco

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