Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
lbO DOCUMENTI del desiderio di acquistare forza lavoro - cioè di investire nella produ– zione) il quale venda terre o titoli di credito ad altri strati della borghesia, che abbiano voglia di acquistare ricchezza in queste forme. È naturalmente possibile che tutti gli investimenti di cui ci fu bisogno per finanziare la rivoluzione industriale siano stati tratti dal reddito corrente dei nuovi capi– tani d'industria del periodo: i Darbys, i Dales, i Wilkinsons, i Wegwoods e i Radcliffes. In questo caso non rimane altro da dire. Il precedente arric– chimento borghese nelle forme che abbiamo menzionato potrebbe essere ignorato come fattore di finanziamento dello sviluppo industriale. Ciò tut– tavia sembra, a prima: vista, poco probabile. Non mi consta che sia· stato fatto uno studio sufficiente sulle fonti dalle quali provennero i finanzia– menti di opere come i primi canali o le prime ferrovie in Inghilterra. Sap– piamo che molti dei nuovi impr:enditori erano ostacolati dalla mancanza di capitale, e che buona parte del capitale per l'espansione dell'industria del cotone ai principi del XIX sec. provenne dai mercanti di tessuti. Che il sistema creditizio non fosse ancora sufficientemente sviluppato per venire incontro alle esigenze dell'industria in sviluppo, appare evidente dall'effi– mera vita delle instabili « country banks », che al principio del sec. XIX dovevano precisamente servire a colmare questa lacuna. Un'ipotesi che sem– bra degna di esame è quella che nel XVIII secolo vi furono una gran quan– tità di vendite di terre e di titoli a persone come i « nababbi » indiani, da I parte di uomini che, allora o successivamente, investivano i ricavi di tali vendite nell'espansione dell'industria e del commercio del tempo; e che fu in modi di questo tipo - quindi attraverso un processo che aveva due f~si - che la ricchezza acquistata con le rapine coloniali andò a nutrire la rivo– luzione industriale. Quand'anche non fosse possibile parlare di una quantità considerevole di vendite di attività, penso che la mia « seconda fase» non perderebbe com– pletamente la sua giustificazione. Essa può anche avere importanza (sia pure certamente in modo diverso) per indicare un periodo in cui si veri– ficò, per la borghesia nel suo complesso, uno spostamento da una prece– dente preferenza per la proprietà di immobili, di oggetti di valore, o di titoli, verso una preferenza per l'investimento in mezzi di produzione e forza lavoro. Anche se praticamente non si verificò un forte volume di ven– dite, lo spostamento può, ciononostante, aver avuto una grande influenza sul prezzo di tali attività e sulle condizioni economiche e sociali. MAURICE Dons BibliotecaGino Bianco
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