Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
DOCUMENTI 179 nuovi imprenditori erano .rmall men che erano partiti come « mercanti-ma– nifatturieri » del sistema di industria domestica. Certamente le cose erano già diverse in quelle industrie (come quella del ferro, del rame e dell'ot– tone) nelle quali c'era bisogno di maggiori capitali. Ma erano le condizioni della tecnica quelle che decidevano se i piccoli capitalisti, « venuti dalla ga– vetta», potevano o non potevano diventare i pionieri di un nuovo modo di produzione; e fino a che non si verificarono gli sviluppi tecnici legati alla rivoluzione industriale (alcuni dei quali, a dire il vero, erano già co– minciati due secoli prima del 1800) il piccolo capitalista poteva ancora eser– citare una funzione dirigente. 6) Per quanto riguarda la cosiddetta « fase di reaJizzo » nel processo di ac.:cumulazione, devo riconoscere che S. ha toccato uno dei punti deboli della mia analisi, intorno al quale io stesso avevo dei dubbi, e per il quale sapevo bene che la prove non erano sufficienti. Se questa fa~e sia esistita o no, è una questione che non tocca la mia tesi principale; poiché questa consiste nel dire che l'essenza del processo di accumulazione fu l'espropria– zione degli altri e non semplicemente l'acquisizione di particolari categorie di ricchezza da parte dei _capitalisti.Questo tuttavia non significa negare c~ nel fenomeno ci sia stato anche l'aspetto dell'arricchimento borghese; neI qual caso ritengo che la distinzione tra le due fasi mantenga una certa importanza. Penso che questo sia un argomento sul quale potrebbe essere utilmente diretta l'indagine marxista; e continuo a credere che la « seconda fase » sia un concetto al quale corrisponde qualcosa di effettivo. Posso essere d'accordo che non si trattò, da parte della, borghesia, della vendita di attività precedentemente accumulate a qualche nuova classe. In– vero non c'era alcun bisogno per essa di far ciò come classe, poiché, una: volta che il proletariato sia stato creato, non c'è, per la borghesia nei suo complesso, altro « costo» da sopportare per l'estensione della produzione capitalistica, all'infuori dei mezzi di sussistenza che essa deve anticipare ai lavoratori (in forma- di salari): fatto, quèsto, che gli economisti classici conoscevano molto bene. La proprietà della terra, o delle case, e così via,. non poteva di per sé aiutare i membri della borghesia, a fornire queste sus– sistenze. Anche se essi, avessero potuto vendere le loro proprietà a terzi, ciò (lasciando da parte il commercio estero) non avrebbe necessariamente aumentato il fondo di sussistenza della società capitalistica, nel suo com– plesso. Ma ciò che è vero per la classe nel suo complesso, può non essere vero per una pairte di essa, che (come S. rileva) può essere ostacolata dalla mancanza di fondi liquidi sufficienti da adoperare come capitale circolante; e può avere un senso preciso parlare di uno~strato della borghesia_ (pieno Biblioteca Gino Bianco
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