Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

16 FELICE BALBO legate ad una sorte e il loro rapporto direttamente e biunivocamente proporzionale. Né ci sarà da stupirsi se, fintanto che non si intraprende la via risolutiva, l'empirismo praticistico allargherà il suo dominio e tenderà a vincere: ciò non può non avvenire proprio in quanto esso è quell'atteggiamento che per la sua conseguente subordinazione di tutto alle quantità sensibili, consente la massima (sebbene anarchica e quindi catastrofica) crescita delle forze materiali come tali nella storia con– creta degli uomini: produce cioè sempre più, le condizioni materiali della propria espansione. Ma allora si dovrà concludere che poiché nessun'altra posizione filosofica, quanto l'empirismo, consente una più ampia ed assoluta su– bordinazione di tutto alla storia concreta e un maggiore riconoscimen– to (tanto maggiore quanto più è inconscio e obbligato) della realtà sto– rica effettiva, l' attegghmento empiristico può anche essere definito ,come storicismo effettivamente realizzato e realizzantesi. È un punto sul quale data la gravità del suo significato varrebbe h pena di insistere e di riflettere ma che intanto permetterà di colle– gare le osservazioni conclusive di questo articolo con quello del pre– cedente « Dittatura crociana>• o problema dello storicismo? Se si tiene ferma infatti la tesi che in esso ho cercato di dimostrare, ossia che lo storicismo non pu(J ripensare se stesso e quindi sviluppare la filosofia entro il rigore dello storicismo stesso, dovrà risultare evi– dente che lo storicismo (qualsiasi storicismo idealistico o marxistico) .deve rovesciarsi, sia pure con modi e processi diversi per significato, importanza ed estensione, nel/'empirismo praticistico, deve ridurre cioè il pensante ad accettare, anzi a subire senza giustificare per nulla, ciò rhe il pensiero e l'attività dell'uomo non possono rifiutare perché esterno ad essi e cioè l'animalità, la corporeità, la quantità sensibile e quindi il sistema sociale dato_. nel quale il pensante si trova, volente o nolente, organizzato. Il che è appunto largamente accaduto e sopra– tutto accade oggi in misura tale da non aver bisogno di commenti. L'accertamento della dissoluzione filosofica ha così raggiunto i 360°; senonché arrivati a questo punto si arriva anche ad un massimo di insoddisfazione perché infatti alla critica deve ormai fare luogo l'auto– critica. o almeno l'indicazione della via dell'autocritica e dello sviluppo. Prima di tutto c'è una conclusione da trarre che è estremamente nuova nella storia della filosofia anche se apparentemente quasi ovvia. Ed è che se la fine della filosofia avviene attraverso la sua autoridu- BibHotca Gino Bianco

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