Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
DOCUMENTI 175' diversi. Probabilmente S. non si occupa di questo fattore perché lo nt1ene troppo ovvio per rilevarlo; oppure perché pensa che l'affitto di terreni per un canone monetario si,a la forma economica che successe immediatamente alla servitù. Quest'ultima considerazione ci conduce a porci la domanda: « Cosa venne dopo il feudalesimo in Europa? ». 4) Sono perfettamente d'accordo con S. nel considerare la società eco-· nomica dell'Europa occidentale tra il XIV e la fine del XVI secolo come una forma complessa e transizionale, nel senso che le vecchie forme econo– miche erano in processo di rapida disintegrazione mentre le nuove stavano· già scomparendo. Sono anche d'accordo con lui che in questo periodo il modo semplice di produzione era in via di emanciparsi dallo sfruttamento, feudale, ma non era ancora stato sottomesso (almeno in misura notevole) ai rapporti capitalistici di produzione, i quali avrebbero dovuto distruggerlo .. Inoltre ritengo che il riconoscimento di questo fatto è fondamentale ad una comprensione vera del passaggio dal feudalesimo al capitalismo. Ma S.. va oltre. Quando dice che questo modo di produzione è transizionale, ado– pera quest'ultima parola in un senso che esclude la possibilità che esso sia· ancora feudale (sia pure di un'economia feudale in un avanzato stato di dissoluzione). Ora ciò mii sembra possibile solo se si intende parlare di esso come di un modo di produzione su·i generis, che non è né feudale, né capi– talista. Ma questo mi sembra un modo di procedere impossibile; e S. è d'ac– cordo nel non voler andare così lontano. Alla fine, perciò, sembra che que– sti due secoli resti.no sospesi in aria, in modo alquanto scomodo, tra il cielo e la terra. Nel processo di sviluppo storico sembra che essi debbano venir classificati come dei secoli ibridi. Ma sebbene questo tipo di risposta possa· essere abbastanza adeguato in una visione puramente evoluzionistica dello sviluppo storico attraverso sistemi o stadi successivi, penso che esso non 10' sia per una visione rivoluzionaria dello sviluppo storico, per la quale cioè· la storia è una successione di sistemi di classe in cui il meccanismo fonda– mentale di trasformazione storica è la rivoluzione sociale (nel senso del tra– sferimento di potere da una classe a un'altra). La questione fondamentale alla quale sembra che S. non abbia dato risposta è questa: qual era la classe dominante di questo periodo? Poiché (come lo stesso S. riconosce) non c'era ancora una produzione capitalistica sviluppata, non può esserci stata una classe capitalista, sotto forma di una· borghesia che non aveva ancora investito il suo capitale nello sviluppo del modo borghese di produzione, allora ci si troverebbe nel pantano di Po– krovsky del « capitalismo commerciale ». Se la borghesia . commerciale era la classe dominante, lo stato avrebbe dovuto essere una specie di stato bor- BibliotecaGino Bianco
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