Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

DOCUMENTI 149 stabile che venne disgregata sotto l'influsso del commercio operante come forza esterna sviluppantesi al di fuori del si·stema che esso finisce per travol– gere. Ci viene offerta una interpretazione del passaggio dal vecchio ordine a quello nuovo, la quale ricerca ì-1 nesso causale dominante nella sfera degli scambi fra l'economia del feudo e il mondo esterno. L'« economia natu– rale» e « l'economia di scambio» sono due sistemi economici che non pos– sono convivere e la presenza di questa, ci si dice, è sufficiente per portare al dissolvimento di quella » (p. 38). Dobb non contesta la « preponderante importanza» di questo processo: « che esso sia in stretto rapporto con i mutamenti così profondi che si verificano aUa fine del Medioevo è abbastanza evidente » (p. 38). Ma egli! giudica insufficiente questa spiegazione perché non getta abbastanza luce sugli effetti del commercio del feudalesimo. Se esaminiamo il problema più da vicino, egli· afferma, constateremo che « di fatto, le prove che lo sviluppo dell'economia monetaria provocò di per sé una intensificazione della ser– vitù esistono in numero non minore di quelle che stanno ad indicare che esso fu invece la causa del declino del feudalesimo» (p. 40). In appoggio alla sua affermazione egli presenta un complesso notevole di dati storici, fra cui « il fatto più importante» è la recrudescenza del feudalesimo nel– l'Europa orientale alla fine del XV secolo - quel « secondo servaggio » di cui Engels scrisse: « una rinascita del vecchio sistema che si accompagnava all'incremento della produzione per il mercato » (p. 39). Sulla base di tali dati Dobb argomenta che se l'unico fattore operante nell'Europa occiden– tale fosse stato il sorgere del commercio, ne sarebbe potuto risultare ugual– mente l'intensificazione o la disgregazione del feudalesimo. Da cui discende che altri fattori dovettero entrare in gioco per portare al risultato di fatto raggiunto. ·Quali furono questi fattori? Dobb ritiene che possano ritrovarsi all'in– terno della stessa economia feudale. È pronto ad ammettere che « le prove non sono né molto abbondanti né conclusive»; ma considera che « le prove che abbiamo a disposizione concordano in sostanza nell'attribuire aU'inef– fìcienza del feudalesimo come sistema di produzione, nonché al crescente bisogno della classe dominante di aumentare le proprie entrate, le respon– sabilità principali del suo declino; giacché questo bisogno di maggiori en– trate provocò un'accentuazione della pressione sui produttori sino al punto che questa divenne letteralmente insopportabile» (p. 42). La conseguenza di questa crescente pressione fu che « alla fine portò all'esaurimento o alla vera e propria, disparizione della.i forza-lavoro da cui il sistema era ali– mentato » (p. 43). Biblioteca Gino Bianco

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