Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
LETTURE 135 ritura più profumata dell'amore cristiano, l'umiltà è la virtù cristiana katexo– chen. Nella sua espressione più pura essa è solo l'ombra delicata che il movimento del santo, del divino amore riflette sull'anima. Ed è solo questo amore verso il mondo e Dio e le cose, l'amore in Dio (l'c(amare Deum et mundum in Deo » degli scolastici) questo bell'abbassare se stesso, che tra– figge la cecità innata del nostro spirito e lascia penetrare a fiotti in noi la luce di ogni possibile valore. Il superbo, di cui l'occhio è fisso - come incantato - al proprio valore, vive necessariamente nell'oscurità. Il suo mondo di. valori si oscura di minuto in minuto: perché ogni valore che egli scorge gli appare come furto e rapina rispetto all'integrità del suo. Così diventa demonio e negatore! Imprigionato nel carcere della sua su– perbia, le mura che gli tolgono la, luce divina del mondo s'ergono sempre più alte. Vedete voi come l'avido geloso occhio corruga il ciglio_? L'umiltà invece apre l'occhio dello spirito a tutti i valori del mondo. Solo essa, che parte dal principio che nulla è meritato e che tutto è dono e mi-racolo, fa guadagnar tutto. Essa fa sentire quanto maraviglioso sia lo spazio in cui i corpi si possono estendere secondo il loro desiderio, pur senza disgregarsi; e quanto p.iù meraviglioso e degno di infinita gratitudine che esistano spazio, tempo, luce e aria, mare e fiori, e anzi - come essa lieta torna sempre a scoprire - piedi e mano e occhio, come tutte cose di cui solitamente sap– piamo concepire il valore solo se sono rare e altri ne sono privi! Sii umile e sarai tosto ricco e potente! Nell'atto che tu non «meriti>> più nulla ti viene da'nato tutto! Perché l'umiltà è la virtù dei ricchi così come la su– perbia dei pover_i. Ogni superbia è superbia di « mendicità » ! Se di fatto, ovunque nel mondo, il sentimento può riscontrare una traccia della gra– zia e l'intelletto una traccia del miracolo, come potrebbe il superbo che appunto non vuole « lasciarsi regalare nulla» e perfino nella conoscenza nulla vuole accogliere puramente, sentire e comprendere il senso del mondo? Come potrebbe sapere qualcosa ddl'essenziale del mondo lui che non vuole lasciare penetrare se non quello che abbia pagato tributo alle sue 12 co– sidette categorie dell'intdletto ~ meglio i suoi 12 spleens costituzionali? Come sapere qualcosa del mondo un essere che si immagina che sia il « suo intelletto a prescrivere leggi alla natura» e che non c'è altro « giudice » su di essa che lui stesso? L'umiltà è quella profonda arte dell'anima, in cui essa si distende an– cora al di là di quel limite che cons,iste nel semplice lasciarsi vivere e lasciarsi trasportare. Due sono le vie dell'anima e le possibilità di supera– mento della li.mitezza e ottusità sue naturali. L'una è la via della tensione BibliotecaGino Bianco
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