Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
120 LETTURE siano che rappresentazioni di altro. Per esempio, questo tavolo qui, che vediamo chiaro e senti'<lmo duro, crediamo che esista indipendentemente dalla nostra percezione, e che sia qualcosa di esterno alla nostra mente che lo percepisce. La nostra presenza non lo fa esistere, la nostra assenza non lo annullerebbe. Esso manterrebbe intiera e costante la sua esistenza anche se non ci fossero esseri intelligenti che percepiscono o contemplano. Ma questa credenza universale e primitiva di tutti vien presto distrutta da un criticismo più sottile, il quale c'insegna, che tutto ciò ch'è presente aL pensiero, è sempre un'immagine o percezione; e che i sensi sono soltanto il tramite di tali immagini, incapace però di attuare un immediato rapporto fra spirito e oggetto. Il tavolo che vediamo sembra rimpicciolire se lo por– tiamo lontano; ma il tavolo reale, esistente indipendentemente da noi, non soffre alterazioni: dunque, alla mente non era presente che la sua imma~ gine. Queste sono le massime più ovvie che ci detta la ragione; e nessun uomo provvisto di cervello ha mai dubitato, che le esistenze di cui parliamo dicendo « questa casa » o <<quest'albero» siano altro che percezioni nella mente e copie fievoli o rappresentazioni di altre esistenze, che restano in sé e identiche a sé. 3 A questo punto siamo dunque costretti dalla ragione a contraddire e ad abbandonare i primi istinti di natura, e ad accogliere un diverso con– cetto sull'evidenza sensibile. Ma qui la filosofia si viene a trovare in grande imbarazzo allorquando passa a giustificare questo nuovo concetto e non vuol cadere nelle obbiezioni cavillose degli scettici: non può continuare a difendere l'infallibilità e necessità dell'istinto naturale, poiché ci portano a un sistema affatto diverso, (a quel realismo ingenuo) che è riconosciuto fallace e perfino erroneo; e giustificare questo preteso sistema filosofico con una catena d'argomenti chiari e convincenti, va oltre ogni nostro potere. Con quale argomento si, può provare, che la percezione, ch'è del sog– getto, dev'esser prodotta da un oggetto esterno del tutto eterogeneo e tutta– via somigliante, se foss·e mai possibile, ad essa? Non potrebbe sorgere o dalla stessa energia spirituale, o per suggerimento di qualche invisibile e ignoto spirito, o per qualche altra ancor più ignota causa? Si riconosce, in via di fatto, che molte di queste immagini non sorgono da alcun oggetto esterno, come nei sogni, allucinazioni e altre malattie mentali. E niente è più inesplicabile del modo in cui il corpo può agire sullo spirito al punto BibliotecaGino Bianco
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