Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

118 LETTURE Il solo Kant, fino ad ora, ha cercato di porsi questo problema in tutta la sua ampiezza. Ma è riuscito a risolverlo? Lo sviluppo che, dopo di lui e in gran parte grazie a lui, ha preso la storia della filosofia, mostra chiara– mente di no. Bisognerà dunque in ogni modo riprendere il suo sforzo. 1 Lo « scettico » è un nemico di Dio, che provoca la naturale indigna– zione di tutti i filosofi gravi e religiosi: benché sia certo che nessuno ha, mai incontrato una creatura talmente assurda, né conversato con un tal tipo, che non avrebbe né opinioni né principii su nessun a,rgomento, né pratico né teoretico. Il che fa nascere questa naturalissima domanda: che s'intende per uno scettico? E questi principii filosofici del dubbio scettico, fin a che punto li possiamo spingere? V'ha una forma di scetticismo che dovrebbe precedere tutta la restante ricerca filosofica, di• cui grande zelatore fu con altri il Cartesio, come di un, s·~curopreservaitirvodagli errori e dai giudizi avventati. Cartesio raccomanda di: dubitare di tutto: non soltanto di tutte le nostre fondamentali opinioni di principio, ma, anche delle nostre facoltà in se stesse, della cui veracità, egli dice, ci dobbiamo noi stessi assicurare con una catena di ragionamenti dedotti da qualche principio originario, su cui non ci si·a più possibilità d'errore o d'inganno. Ma tal principio originario, avente, sugli altri il pri– vilegio d'esser chiaro ed evidente per se medesimo, non esiste; o, se esi– stesse, come potremmo avanzare d'un passo oltre quel punto se ci <lob-– biamo servire di quelle stesse facoltà, delle quali s'è già detto che dobbia– mo diffidare? Perciò, se il dubbio ca,rtesiano potesse mai esser davvero at– tuato da una creatura umana, cosa evidentemente impossibile, diverrebbe un dubbio perenne e senza uscita, e nessun ragionamento ci potrebbe più condurre a qualcosa di certo e di convincente su qualsiasi argomento. Bisogna però convenire che questa forma di scetticismo, se alquanto moderata, può esser intesa in un senso ragionevolissimo, e allora diventa una preparazione necessaria agli studi filosofici, perché ci conserva la op– portuna imparzialità di giudizio e ci 1 libera la mente da tutti quei precon– cetti, di cui l'educazione e le opinioni avventate ci avevano rimpinzati. Sì: il parti~e da- principii chiari e per se stessi evidenti; procedere poi a passi cauti e sicuri; rivedere spesso le nostre conclusioni ed esaminare attenta– mente tutte le possibili conseguenze, anche se con questi mezzi sarà lento e breve il nostro cammino, son queste le sole regole metodologiche con le BibliotecaGino Bianco

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