Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
108 GIORGIO CERIANI SEBREGONDI che hanno preteso viceversa di risolvere il problema economico della. depressione lasciando pressoché intatto il quadro istituzionale esistente abbiano sostanzialmente fallito lo scopo. La considerazione che scaturisce dall'analisi di due t1p1 di espe– rienze così diverse è, come si è visto, che il problema dell'intervento nelle aree depresse porta in luce il problema dei rapporti fondamentali tra quadro istituzionale e sistema economico e, addirittura, della ragione e possibilità di esistere di un sistema economico propriamente dett~,. ossia tale da reggersi autonomamente. Ma i problemi di questo tipo sono evidentemente problemi generali riferibili a qualsiasi società e non solo a quelle società che definiamo aree depresse o sottosviluppate. Ove si accettasse, per esempio, il criterio dell'intervento atto a garantire sistematicamente lo sviluppo autonomo e autopropulsivo del sistema economico, noi avremmo automaticamente accomunate le aree depresse o arretrate, con quelle « in transizione » e con quelle svilup– pate o «mature». Da un tipo all'altro di area, infatti, potrebbero variare le condizioni di attuazione, ma il principio e la funzione del rapporto tra sistema istituzionale e sistema economico rimarrebbero concettual– mente identici. Ciò che è dunque di maggior momento è che il problema delle aree depresse non è problema che si istituisca e si chiuda in se stesso,. ma costituisce piuttosto l'apertura di un problema che pone sotto giudi– zio ogni sistema sociale esistente e le concezioni che rispettivamente vi presiedono. GIORGIO CERlANI SEBREGONDI BibliotecaGino Bianco
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