Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

106 GIORGIO CERIANI SEBREGONDI ·sariamente integrale, ed anche extraeconomico di un intervento in aree .depresse e sottosviluppate, appare più che mai legittimo considerare il grandioso rivolgimento istituzionale e di condotta politica opera– tosi in quei paesi, in funzione appunto di una trasformazione e sviluppo ..di aree sottosviluppate. Ed è questo anzi un capitolo di studio, che, così per il quadro generale del nuovo ordinamento, come per i particolari tecnici di rea– lizzazion.e, deve essere aperto di fronte alla mente di chiunque voglia seriamente considerare il problema delle aree depresse. Non è questa evidentemente la sede per svolgere un appropriato ,discorso in proposito, in cui si instaurino anche le necessarie distinzioni fra l'esperienza sovietica e quella di altri paesi considerati. Vi è tuttavia un'osservazione di ordine generale che deve essere fatta per delineare il particolare modo e i limiti secondo i quali deve essere -considerata l'esperienza di detti paesi. La considerazione è che, se dal punto di vista dell'integralità di intervento e di trasformazione, sopratutto la rivoluzione sovietica può essere considerata come il più grandioso e ·reale, e forse come l'unico efficiente intervento in aree depresse che si sia fin qui verificato, esso ha peraltro operato secondo schemi di tal natura da uscire completa– mente dal quadro di problematica che generalmente si è posto negli ultimi due decenni a proposito delle aree depresse, e che ha formato oggetto anche del presente studio. Infatti tale problematica, in modo più o meno cosciente, si è posta -sempre in rapporto alla esistenza o formazione di un sistema econo– mico capace di reggersi, di delimitarsi e di espandersi per forza propria e secondo leggi autonome. Al contrario l'economia di piano si fonda per principio su una forza di propulsione esterna, e il mercato - se di mercato si può propria– mente parlare - si crea, si configura e si comporta secondo leggi etero– nome, di imperio politico. Di fronte all'economia di piano non ha evidentemente senso par– lare - almeno secondo il discorso economico corrente - di ristagno economico, di incentivo a investire, di impedimenti all'autoespansione .dell'attività imprenditoriale. L'economia di piano non si propone di risolvere il problema del risanamento del sistema econotnico stagnante, bensì elude o dissolve il problema stesso dichiarando e sanzionando la fine dell'iniziativa pri- BibliotecaGino Bianco

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