Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

LE'ITUllE 97 rore ed è esempio del male. Come sarà possibile appartenere a un popolo la cui storia recava in sé quest'orrendo fallimento, ad un popolo spiritualmente consunto e incerto di se stesso, che per sua propria confessione dubita di sapersi governare da sé e ritiene che meglio di tutto sia diventare una colo– nia di Potenze straniere; a un popolo che dovrà vivere chiuso in sé come gli ebrei nel ghetto, perché un odio orribilmente accumulatosi intorno non gli permetterà di uscire dalle sue frontiere; a un popolo che non può farsi vedere? Maledetti, maledetti i distruttori che hanno mandato alla scuola del male una schiatta umana, buona in origine, animata dal senso della giustizia, fin troppo docile, fin troppo amante della teoria! Come fa bene la maledi– zione, come farebbe bene se sgorgasse da un seno libero e senza costrizionì! Ma un amore di patria tanto ardito da asserire che lo Stato sanguinario, del quale vediamo ora la sbuffante agonia; lo Stato che « si è preso sulla cer– vice», per dirla con Lutero, delitti incommensurabili; alla cui urlante pro– clamazione, ai cui messaggi esaltanti i diritti umani un turbine di suprema felicità trascinava le folle, e sotto i chiassosi vessilli la nostra gioventù mar– ciava con gli occhi lampeggianti, salda in un luminoso orgoglio e nella sua fede: sarebbe da considerarsi come qualche cosa di assolutamente estraneo alla natura del nostro popolo, qualche cosa di- imposto e sradicato: un siffatto amor di patria mi sembrerebbe più generoso che coscienzioso. Questo regi– me non è stato forse nelle parole e nei fatti soltanto l'attuazione pervertita, incanagliata, depravata d'una mentalità e d'una valutazione del mondo alla quale si deve riconoscere un carattere genuino, che l'uomo dell'umanesimo cristiano trova, non senza timore, nei lineamenti dei nostri grandi, nelle più possenti figure del germanesimo? Io domando - e domando forse troppo? Ahimè, è ben più d'una domanda, se questo popolo sconfitto si trova ora con lo sguardo errante davanti al nulla, perché il suo ultimo ed estremo tentativo di trovare la forma politica autonoma sprofonda in u~ fallimento così orrendo 3 • a pagg. 907-911. BibliotecaGino Bianco

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