Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
LETTURE 95 l'umanità e sollevarono il loro mondo alla lotta senza quartiere contro que– sto dominio. Non saremo mai abbastanza grati a questi uomini, e ciò di– mostra che la democrazia dei paesi occidentali, anche se le sue istituzioni sono superate dai tempi, e il loro concetto di libertà recalcitra tenacemente contro ciò che è nuovo e necessario, procede essenzialmente sulla linea del' progresso e della buona volontà di perfezionare la società, e d'altro canto, ha per sua natura la capacità di rinnovarsi, di migliorarsi, di ringiovanire e di far da passaggio a condizioni di vita più giuste 2 • Sono quasi quattro settimane che non continuo queste note, trattenuto m primo luogo da un certo esaurimento psichico dopo i fatti che ho ri– cordato, ma anche dalle novità del giorno ormai incalzanti, prevedute nel loro logico svolgimento, desiderate in certo qual modo e ora concretate in un incredibile orrore, che il nostro popolo sciagurato, emaciato dal dolore e dallo spavento, incapace di comprendere, accetta con cupo fatalismo, e alle quali anche la mia mente, ormai stanca per antiche tristezze e per antichi orrori, è esposta senza possibilità di reazione. Già dalla fine di marzo (oggi è il 25 aprile del fatale 1945) la nostra resistenza in Occidente sta evidentemente dissolvendosi. Le gazzette pubbli– che, libere già a metà dai ceppi, registrano la verità; le voci, alimentate dalle notizie radio del nemico e dai racconti dei fuggiaschi, non conoscono censura e recano i particolari della catastrofe rapidamente dilagante alle regioni non ancora inghiottite dal disastro e non ancora liberate, fin qui nel mio eremo~ Non c'è più modo di resistere; tutti si arrendono e si disperdono; le nostre città, estenuate e schiantate, cadono come pere mature. Darmstadt, \Viirz– burg, Francoforte' sono perdute; Mannheim e Kassel, perfino Miinster e Lipsia obbediscono ormai allo straniero. Nello stesso giorno gl'inglesi erano a Brema, gli americani a Hof nell'Alta Franconia. Norimberga si è arresa, la città delle grandi sagre che facevano battere i cuori incauti. Tra i grandi del Regime, che avevano sguazzato nel potere, nella ricchezza e nell'ingiu– stizia, infuria, giudice supremo, il suicidio. Corpi d'armata russi, resi liberi dopo la presa di Konigsberg e di Vienna per forzare l'Oder, marciano, un esercito di milioni di uomini, contro la capitale del Reich ridotta a macerie e già sgomberata da tutti gli uffici 2 pagg. 641-649. BibliotecaGino Bianco
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