Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
90 LETTURE neva già in sé la guerra, tutta questa guerra, il cuore mi si stringe dinanzi agli enormi investimenti di fede, di entusiasmo, di esaltazione storica che si fecero allora e che adesso dovranno sfumare in un fallimento senza pari. No, non vorrei averlo desiderato, eppure ho dovuto desiderarlo, e so an– che di averlo desiderato, so che oggi lo desidero e che ne sono contento: per odio contro il delittuoso disprezzo della ragione, la peccaminosa reni– tenza alla verità, il culto grossolanamente estatico d'un mito da bassifondi, il colpevole scambio della decadenza con la situazione d'una volta, il grot– tesco abuso e la liquidazione delle cose vecchie e genuine, delle cose fami– liari e originariamente tedesche, delle quali millantatori e bugiardi hanno fatto una zozza velenosa e ubriacante. La sbornia enorme che noi, sempre desiderosi di ubriacature, ci siamo presa allora e nella quale per anni e anni' di fallace benessere abbiamo commesso un'enorme quantità di atti vergo– gnosi, quella sbornia dev'essere pagata. Con che cosa? Ho già detto la parola, avvicinandola alla parola « disperazione », e non la voglio ripetere. Non si supera due volte l'orrore col quale l'ho scritta più sopra, per un deplorevole slittamento delle lettere 1 • Il tempo del quale scnvo fu per noi tedeschi l'epoca del crollo dello Stato, della capitolazione, della rivolta per esaurimento, dell'impotente con– segna nelle mani dello straniero. Il tempo nel quale scrivo per affidare ai fogli queste memorie nel mio tranquillo ritiro porta nel grembo orribil– mente ·gonfio una catastrofe della patria al cui confronto la sconfitta di allora sembra una sciagura moderata, la ragionevole liquidazione di una impresa sbagliata. Una fine vergognosa è pur sempre più normale di quella condanna che pende ora sul nostro capo, simile a quella che colpì a suo tempo Sodoma e Gomorra e più grave di quella che avevamo provocato l'altra volta. Che si avvicini, che non si possa più arrestare, credo che ormai nessuno dubiti menomamente. Monsignor Hinterpfortner e io non siamo certo più soli con questa orrenda e, nello stesso tempo - Dio ci aiuti! - segreta– mente confortevole convinzione. Che rimanga sotto silenzio è anch'esso un fatto terrificante, giacché, se è già pauroso pensare che in una gran folla 1 pagg. 328-335, dalla traduzione di Ervino Pocar, edita da Mondadori. La ri– produzione di questo come degli altri brani ci è stata gentilmente concessa dall'editore. BibliotecaGino Bianco
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